Cerchiamo per un attimo, di essere sinceri con noi stessi.In quanti nel 2000, si sarebbero aspettati che Blaze Bayley, ex frontman degli Iron Maiden, dopo la batosta che ricevette con "The X Factor" e "Virtual XI" con conseguente minaccia di andarsene via dalla band, sarebbe scomparso nelle profondità più oscure dell'underground, vivendo solo di concerti con canzoni dei due album con gli Iron? Penso in tanti hanno avuto questo pensiero. Invece, album dopo album, tour dopo tour, Blaze è riuscito a costruirsi un nome attorno a sè, con dischi sempre ottimi e mai banali, con dei testi sempre riflessivi e intriganti. Diciamo che non si è perso in opere di lunghezza smisurata, con dele influenze prog e pallose (qualcuno ha detto Iron Maiden post Brave New World?). Dopo il buon "The King Of Metal" del 2012, album che aveva registrato uan sorta di caduta di tono nella band, Blaze torna dopo 4 anni con un progetto ammirevole. Una trilogia di album, incentrati sulla figura di un'astronauta di nome William Black, mandato ad indagare su uno dei pianeti scoperti dalla missione Kepler, in cui si fa domande sulla sua esistenza, sulla vita umana, e sulla sua condizione. Da questa trilogia poi, uscirà a detta di Blaze, anche un libro. Primo capitolo di questa avvincente opera, "Infinite Entanglement", rappresenta il primo capitolo, in cui si può sentire subito un maggiore aumento della voce di Blaze, e un leggero abbassamento delle chitarre, strano devo dire, ma non danneggia in alcun modo il prodotto.
"Infinite Entanglement" si apre con la titletrack, in cui la batteria ci introduce ad una voce femminile che racconta di come 7 uomini siano stati scelti per la più lunga ed importante missione nella storia dell'umanità. Blaze subentra, con una voce in ottimo stato, accompagnato da un basso veramente ottimo. Due strofe prima di arrivare al chorus, pieno di phatos e che mostrano un Bayley in ottima forma. Si ha già alla seconda traccia, "A Thousand Years", una delle hit del disco. Semplice nel suo andazzo, caratterizzata principalmente da una superba sezione ritmica che dà alla canzone una struttura molto lineare. "Human", mi lasciò perplesso la priam volta che l'ascoltai, non tanto per la canzone in sè che è molto godibile, ma per la voce di Blaze che sembra come strascicata in alcuni pezzi, per non dire tirata. Penso sia più un effetto che egli voglia dare al pezzo, ma non è che l'aprezzi molto. Chiaramoci, non la trovo una brutta canzone, anzi. "What Will Come" è una ballad molto emozionante, non messa perchè "ehi, mettere una ballad in un album ormai fa figo! Mi sembra di ritornare nella seconda metà anni 80'!", ma per spiegare all'ascoltatore i sentimenti del protagonista, che si fa diverse domande esistenziali sulla sua condizione giorno dopo giorno, passati alla velocità della luce. "Questa è la mia vita, non c'è nessun risveglio, tutto questo è reale?" Si prosegue con "Stars Are Burning", in cui una voce maschile ci introduce la canzone dicendo al protagonista che tutte le azioni sono prevedibili, come lo è anche William. Sorretta da un'ottima linea di basso, e da uno dei migliori ritornelli del disco, si prende a mio parere, il titolo di miglior canzone. "Solar Wind prosegue sulla stessa linea, ma con maggiore energia e un assolo fantastico. "The Dreams Of William Black", è un intermezzo strumentale, in cui si sente molte volte la frase "Where are you?", dove gli amici, la figlia, e la moglie di William gli chiedono che fine ha fatto, dov'è, ma tutto questo viene sovrastato dagli ordini degli scienzati e dei capi di William, responsabili dell'operazione spaziale che lo avvisano che, se oserà interrompere la missione, allora morirà. "Calling You Home" è un bel pezzo in cui la voce di Blaze è quella che guida tutto, in cui si ha anche un ritornello che difficilmente vi uscirà dalla testa, come in "A Thousand Years". Se facessi ascoltare ad un fan sfegatato dei Maiden "Dark Energy 256", penso che riconoscerebbe subito l'intro, rubacchiata da "Futureal" di Virtual XI. Personalmente ritengo questo uno dei migliori pezzi dell'album insieme alla già citata "Stars Are Burning", caratterizzata da un pre-chorus veramente bello. "Indepence" e "Work Of Anger" sono due faccie della stessa medaglia, in cui si ha una partenza lenta, per poi esplodere in un pezzo tipicamente heavy. Da segnalare per due cose: La bellezza della voce di Blaze nelle prime parti, e la frase detta dalla voce maschile all'inizio di "Independence": Sarà sempre colpa tua, per quanto tu possa scappare via, tu non potrai sopravvivere". La consapevolezza della morte, terrorizza William, che vorrebbe arrendersi per dar fine a questa tortura, ma egli vuoel continuare a combattere, combattere per dimostrare a se stesso che è più forte di tutti loro. "Shall We Begin", è una seconda strumentale, in cui la voce femminile dell'inizio ricompare, in cui sembra dettare degli ordini a William, ma delle interferenze non fanno capire che cosa voglia dire. Il tutto è supportato da dei cori femminili/maschili molto belli ed emozionanti. Con la frase "Stand up! You're not dead", sembra che qualcuno stia risvegliando William, e la seguente "Shall we begin?", il discho si chiude, lasciando un'aura di mistero attorno al futuro di William. Ne sapremo di più con il secondo capitolo.
Decissamente convincente, questo "Infinite Entanglement", ci lascia sia con un mezzo sorriso che con la voglia di sapere come la storia si evolverà. Blaze è tornato, e a differenza di alcuni suoi connazionali inglesi (ehm...), è riuscito a fare colpo con album stupefacente.. Bravo Blaze.
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