"Ciò che non ti uccide ti fortifica."
Una frase che troppa, troppa gente dimentica di fare sua dopo un brutto momento. Quando ci accade qualcosa di inaspettato, un evento che ci butta con il morale a terra, la maggior parte di noi non è solita a rialzarsi e combattere, ma a stare ferma, e pensare. E continua a pensare, mentre i normali eventi quotidiani scorrono e la vita prosegue. Ciò che segue è uno stagnamento interiore che ci porta a chiuderci in noi stessi,abbandonando il coraggio di reagire e semplicemente, passiamo oltre, mentre quella ferita è ancora aperta in noi. Da parte mia, sembrerà strano e anche un po' ridicolo dirlo, ho imparato ad avere la forza di rialzarmi da un uomo che non si può non dire che la vita non sia stata generosa con lui. Blaze Bayley, all'anagrafe Bayley Alexander Cooke, è conosciuto dai più per la sua breve esperienza negli Iron Maiden, e che troppe volte è stato accusato, sia durante che dopo il suo ruolo di vocalist, di aver affossato la carriera della Vergine di Ferro. Se vogliam, Blaze diede ai Maiden quella spinta oscura e potente che sembrava questi ultimi avessero dimenticato, e che quindi li portò ad agire con superficialità ed a promuovere il ritorno di Bruce Dickinson, che era il vero beniamino, ed a lasciare Blaze solo, senza un ringraziameto o un qualcosa di simile. E' qui che arriviamo al significato della frase che ho messo all'inizio. Anche se demotivato, Blaze non si arresse e formò il suo gruppo dall'omonimo nome, con il qualche pubblicò tre album in studio ed un live album. Tutti questi album furono la prova che Blaze non voleva arrendersi, voleva combattere, combattere con quello che gli riusciva meglio. La musica, vera passione che è possibile ritrovare nella sua figura. La scarsa promozione degli album portòil singer inglese a staccarsi dalla sua casa discografica ed a non avere più un capo sotto di lui, ma ad essere completamente indipendente, cosa che portò poi il leggero cambio di nome della band in "Blaze Bayley".Con questo monicker, Blaze pubblicò "The Man Who Would Not Die", album che già dal titolo lasciava presagire l nuova attitudine che il cantante aveva preso.
Nel 2009 viene pubbicato il secondo live album "The Night That Will Not Die", che esprime appeino l'energia e la voglia di stupire che ha sempre contraddistinto Blaze. Pezzi classici ma energici come "Ghost In The Machine", "Born As A Stranger", e "Smile Back At Death" possono semplicemente considerarsi un assaggio di quello che il cantante inglese ha ancora in serbo. Trovano spazio anche per i più nostalgici pezzi degli Iron Maiden, come "The Edge Of Darkness", "Futureal" e la bellissima "Man OnThe Edge". L'interazione fra Blaze ed il pubblico è sempre forte, interazione della quale Blaze ha fatto il suo punto di forza negli anni. Pezzi veloci come "Samurai" e "Robot", tutte e due estratte dal suo ultimo album, all'epoca, e un lento particolarmente emozionante come "While You Were Gone", sono affidati come chiusura all'album, nel quale allla fine dell'ascolto possiamo constatare una semplice, ma fondamentale cosa: L'animo di Blaze non si è mai spento, e la sua voglia di fare musica come lui vuole, senza avere più nessuna pressione da nessuno, è ancora accesa.
Raramente ho mai visto una personalità così determinata come quella di Blaze, e anche dal vivo ne ho avuto la conferma. Una persona che si ferma con più di 150 persone dopo la fine del concerto per bere birra, fare foto, fare quattro chiacchere in compagnia dopo un concerto fino alle tre del mattino, con uno sguardo così interessato a ciò che gli si dice, e con una voglia di parlare di musica, dei gusti che a tutti noi piacciono, non riesco a ritenerla una persona avida. Forse sarò troppo buono in questi casi, ma nel vedere persone di questo genere, non posso che pensare che nel mondo musicale, quello che fa esibire ragazze e ragazzi dandogli i famosi "15 minuti di fama" e che poi li rimpiazza con altri che avranno lo stesso destino, persone come Blaze sono rare. Come si dice, poche ma buone.
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