In questo nuovo lavoro dei toscani Bleed Someone Dry la prima cosa che emerge è la qualità del prodotto, in ogni sua parte. Si nota l'attenzione posta sul concept del disco, la qualità meticolosa del songwriting così come la volontà di sembrare il meno monocorde possibile sul fattore canoro, le grafiche accattivanti e per finire la mirata scelta di produttore e ospiti. Insomma potremmo definire questo "PostMortem | Veritas" il classico pacchetto viaggio all inclusive al quale è davvero difficile dire di no se interessati alla proposta. I Nostri d'altra parte sono in circolazione dal 2007, partiti da un sound tendenzialmente metalcore oriented arrivato - col passare degli anni - a irrobustirsi al punto che oggi lo definirei un ibrido tra death metal e deathcore. Quest'ultimo termine a quanto sembra è il più caro al quartetto di Pistoia, ma sinceramente vedo in loro una struttura sonora più quadrata e incline al primo genere citato. Un caso forse simile a quello degli australiani Thy Art Is Murder, anch'essi paladini del deathcore 2.0 ma che in realtà oggigiorno sembrano avere più le sembianze tipiche di una classica death metal band. E a proposito di loro, all'interno del primo singolo "Our Martyrdom" troviamo il loro frontman CJ, la cui performance passa forse un po' troppo nell'ombra avendo un ruolo da attore non protagonista nel brano stesso (cosa giusta volendo mettere in risalto il lavoro di gruppo, alquanto strana se si pensa al fatto di avere un nome internazionale che possa dar visibilità al singolo), mentre sempre in veste di ospite troviamo anche Luca T.Mai degli Zu in "Ora Pro Nobis". Tornando a "PostMortem | Veritas" il disco è musicalmente bilanciato in ogni situazione, mostrandosi molto interessante grazie soprattutto al grande lavoro svolto sulle parti di chitarra e nelle ritmiche, capaci di stravolgere gli interi schemi di gioco più volte all'interno dei brani. A dare groove e pesantezza all'insieme ci ha poi pensato Chris Donaldson, produttore che ha già avuto modo di lavorare con gente come Cryptopsy, The Agonist e Beneath The Massacre e che qui ha dato lucidità e giusto piglio a composizioni per certi versi off-limits. Il cantato è forse l'unico aspetto a non essermi entrato totalmente in testa ascoltando questo disco: nonostante gli sforzi fatti nel rendere il tutto più vario possibile è innegabile che sia stato alquanto complesso per il cantante - così come per le seconde voci - dare nuovi imput ai brani, non andando quasi mai oltre a una performance decisamente quadrata ma non certo super esaltante. In conclusione potremmo dire che per i Bleed Someone Dry questo "PostMortem | Veritas" sta a rappresentare un salto in avanti in fatto di qualità e maturazione artistica, facendo risultare però il disco forse un tantino troppo "confezionato" per via della troppa cura posta. Insomma, per dirla in maniera chiara, manca quello spunto, quell'attimo di ignoranza gratuita che porta a ricordarsi di un disco anche dopo un semplice ascolto.

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