Il disco della svolta, della maturità artistica, l'inizio di quell'evoluzione che culminerà nel 1995 con "Immaginations From The Other Side".

Dopo i primi due dischi, ottimi esempi di speed/epic anni '80, dischi per altro molto legati al power metal di Rage o Helloween, i bardi guidati da Hansi Kursh compiono il salto di qualità, migliorando produzione, songwriting, arrangiamenti e raffinatezza. Il disco fu il primo ad avere un grande successo in diverse parti del mondo, consegnando la band definitivamente nell'olimpo del Power Metal.

L'apertura delle danze è affidata a "Traveler In Time", tiratissimo brano epico, dove possiamo cogliere tutti gli elementi caratterizzanti del disco e le differenze tra i precedenti lavori. Epicità, velocità, melodia (bell'uso di intermezzi acustici e sintetizzatori), fuse nel testo ispirato al ciclo di "Dune". "Welcome To Dying" è uno dei pezzi migliori dell'intero lavoro, nonchè uno dei migliori dell'intera discografia, ottimo per l'apertura dei concerti, riproposta anche in tempi più moderni (verrà usata anche per l'apertura del live "Immaginations Through The Looking Glass"). Le prime due tracce mostrano al 100% i miglioramenti del gruppo, a cominciare dalla voce di Hansi e dall'abilità delle chitarre (maestoso l'assolo finale di "Welcome To Dying"). La strumentale "Weird Dreams" rafforza quest'ultimo fattore, ottimo il lavoro di Stauch nel supportare le chitarre con una batteria sempre granitica e incisiva. La struggente "Lord Of The Rings" è un altro brano storico, forse la migliore ballad dell'intera discografia, onnipresente nei concerti, dall'atmosfera magica che ci catapulta immediatamente nella terra di mezzo, grazie ad un semplice quanto efficace arpeggio e delicate linee di synth. Ritorna lo speed in "Goodbye My Friend", brano molto heavy, forse un pelo più debole dei precedenti, caratterizzato da un bellissimo chorus in coda al ritornello. Anche qui troviamo un bell'assolo di Olbrich, sia nel mezzo che nel finale.

Il capolavoro indiscusso dell'album è rappresentato dalla monolitica "Lost In The Twilight Hall", dal sapore leggermente progressivo. Come fu per "Valhalla" nel disco precedente, anche qui troviamo la voce inconfondibile di Kai Hansen che duetta con Hansi. Il brano è una sintesi di tutti gli elementi del disco: cori maestosi, arpeggi acustici, riff granitici e delicatissime linee di sintetizzatore, che rafforzano la componente epica. Probabilmente il brano vale da solo il 50% dell'intero lavoro. Tributo a Stephen King, "Tommyknockers" è un pò un ritorno alle sonorità di "Battalions Of Fear" e "Follow The Blind", con chitarre che prevalgono su tutto il resto. Niente di nuovo insomma, brano godibile. "Altair 4" è ispirata ad una serie tv anni '50. Brano lento e forse poco rappresentativo, dove spicca l'ottimo lavoro alle tastiere. "The Last Candle" si apre con il coro di "Guardian Of The Blind", contenuta nel primo disco. Un ritorno a tematiche fantasy/medievali, che non presenta elementi aggiuntivi a quelli sopracitati. Chiude il disco una versione live di "Run For The Night", perla del primo disco della band, che sottolinea la bravura al di fuori degli studi di Hansi e soci. Peccato per il sonoro non proprio pulito, che penalizza molto il pezzo.

Forse il miglior disco dei primi Blind Guardian, che presenta moltissime novità rispetto al passato, discostandoli dal power prima maniera e indirizzandoli verso un genere ben più complesso. I successivi lavori "Somewhere Far Beyond" e il capolavoro "Immaginations From The Other Side" bisseranno e di molto il successo di questo disco, la cui bellezza tenderà forse a scemare col passare degli anni. Benchè si tratti di un lavoro ancora un pò acerbo e legato al power tradizionale, non si può negare la sua grandezza. La sua epicità, appunto.

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