Al tramonto a Canary Wharf si svende l'alienazione per pochi pound: i finanzieri appena usciti dai grattacieli imponenti scendono per le strade a bersi una birra coi colleghi, giacca e cravatta. Li vedi tra il grigio degli asfalti e il Tamigi, che ormai ha il colore malta del cielo. La città pulsa lontana: qui, E 14, Morgan Stanley e Credit Suisse proteggono come chiocce. Sbronzarsi in mezzo a loro, col vestito buono, fa sentire i finanzieri una classe. Noi scivoliamo come ombre verso il molo: è da qui che prendiamo il battello per il Millennium Dome, spostato più a est dall'altra parte del fiume.
Il Millennium Dome, o The O2, è un'intera città stipata dentro un chilometro quadrato: l'enorme tendone bianco è coronato da strutture altissime che sembrano quelle colonne per la citronella che si infilano nella terra durante le sagre estive. O io sono un visionario o qui girano zanzare come elicotteri. Dentro si susseguono ristoranti, cinema, discoteche, negozi di abbigliamento, persino una pista per il pattinaggio su ghiaccio. Se noi non consumiamo, i finanzieri di Canary Wharf non si sbronzeranno più con il vestito buono. Una birra può bastare.
Stasera c'è la festa degli NME awards. Io, che ho letto una copia di NME nel '94, sono qui per i Manic Street Preachers, e questo mi basta, e che il dj metta su una canzone degli Wombats ogni dieci minuti non mi procura niente di più che un vago senso di attaccamento a Toto Cotugno. Che l'esibizione dei Manics, poi, sia preceduta da quelle, più brevi, di The Cribs, Klaxons, Bloc Party e Kaiser Chiefs, è se non altro stimolante.
L'O2 è invaso dai ragazzini. Sono tutti vestiti à la Klaxons, con felpe piene di fantasie ispirate ai videogame tra anni ottanta e novanta. Sembra di essere entrati in un Amiga, in un Commodor 64, e tutto è brufoli e triangolini colorati, con un odore diffuso di adolescenza.
Una delle cose che balzano all'occhio dentro all'O2 è che la proporzione tra i bagni per ragazzi e quelli per ragazze è di uno a cinque. Dal momento che anche il maschio, pur con qualche agevolazione, è un animale mingente, e considerato che stasera la popolazione mascula è predominante, ne consegue che il maschio riempito di birra, per pisciare, deve fare la coda. Amen.
Quando attaccano i Cribs sono le sette in punto. Nel palazzetto ci saranno duemila persone, non di più. Arriveranno a cinque/seimila verso le nove e mezza. I Cribs li conoscevo solo per nome, e non rimpiango la mia superficialità. Sono un trionfo di rock britannico, pieno di "na na na" e "la la la". Evidentemente non hanno molto da dire. Mezz'ora, grazie e arrivederci.
I Klaxons, tutti in nero, sembrano un incrocio tra dei samurai e dei sacchi per la spazzatura. I ragazzini vanno in delirio. Nel negozio di puttanate fosforescenti al piano terra hanno comprato delle sbarre per imitare il video di "It's Not Over Yet", e ora le brandiscono e le agitano, ma non fanno altro che spedire verso di noi, appollaiati nelle ultime file in alto, il loro afrore adolescenziale. Ma una manciata di canzoni, un loro minimo perché, i Klaxons ce l'hanno: "Magic" e "It's Not Over Yet", sparate al massimo, non fanno rimpiangere la puntata di Sanremo che mi sto perdendo.
I Bloc Party, terzi, deludono la parte di me che si era onestamente appassionata a "Silent Alarm". Non trovano un sound adatto al formato-palazzetto, e perdono i suoni come palloncini sfuggiti di mano. Le chitarre di "Helicopter" e "Banquet" non graffiano, "This Modern Love" suona confusa. In compenso, pare che si siano accorti di aver fatto un secondo disco penoso: suonano solo "The Prayer", "Waiting for the 7:18" e "Hunting For Witches", risparmiando le altre spente litanie. Cercano di supplire la debole performance con fuochi che si accendono, botti, fiamme, fumi e altre amenità scenografiche, ma ci cascano soltanto i loro fan minorenni.
Meglio, in proporzione, i Kaiser Chiefs. Al di là delle ingiustificate manie di protagonismo del cantante, che passa metà concerto a farsi trasportare e palpeggiare dalla platea, va detto che i cinque trovano un buon equilibrio sonoro, e riescono a rendere molto più aggressivi i loro pezzi (pur sempre sfacciatamente pop) senza cadere nel magma indistinto. Suonano i cavalli di battaglia ("Everyday I Love You Less And Less", "Oh My God", "I Predict A Riot", "The Angry Mob") e un paio di inediti. Anche qui, alla fine della fiera: più primo disco del secondo.
Alla dieci, finalmente, ecco i Manics. Attesi da un quindicennio. La sensazione è che ormai siano un monumento, almeno qui. La speranza è che non abbiano già detto tutto. Su disco, ahimè, temo di sì. Ma live è un'altra storia. James Dean Bradfield usa la parola fucking come un vecchio veneto la bestemmia. Non è un intercalare: è un filtro attraverso cui guardare il mondo. Nicky Wire è vestito con una minigonna bianca a fiori viola e lunghi stivali bianchi. Sean Moore non lo vedo, ma c'è. C'è anche un chitarrista di supporto. Attaccano con "The Masses Against The Classes", uno dei pezzi più politici, l'inno per unire i fan inc(k)azzati. Sì, è vero, i filocastristi Manics suonano agli NME awards. Problemi, casomai, loro.
Questa è la serata dei successi. Il secondo pezzo è "Motorcycle Emptiness", ed è una lunga emozione: la chitarra di Bradfield lavora come nel '92, quando i klaxoniani non erano neppure nati. Perla della serata. L'ultimo disco è presente con tre pezzi ("Autumnsong", "Send Away The Tigers", "Your Love Alone Is Not Enough", con Nina Persson sostituita da una bionda qualsiasi), i due precedenti sono cassati. Si pesca soprattutto dal passato. I miei cori devono arrivare fino al palco durante "If You Tolerate This Your Children Will Be Next", "You Stole The Sun From My Heart", "Everything Must Go". Ancora più indietro: "You Love Us", "Faster". "Motown Junk" è per Richey James. "A Design For Life", in chiusura, è un coro di 6000 persone, klaxoniani inclusi.
I Manics sono un monumento. Anche se poi suonano "Umbrella" in versione rock come i Vanilla Sky, definendola la "best (fucking) song of the last (fucking) year". Glielo perdoni. Londra perdona. Canary Wharf non ha sentito, con le luci dei palazzi ancora accese. Natwest, Barclays, Midlands e Lloyds vegliano: i Manics sono un monumento anche grazie a loro.
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