Siamo nel vasto e allo stesso tempo angusto “progressive italiano” anni ’70. Qualcuno ci potrà considerare fanatici se osiamo addentrarci nel profondo oltre i soliti noti (Le Orme, P.F.M., Banco del mutuo Soccorso, Area).

Bene, il mio fanatismo stasera mi porta a riascoltare una semi-sconosciuta formazione viterbese dal nome davvero curioso: il “Blocco Mentale”. Il loro unico disco è del 1973 e ha contenuti per lo più ecologici, come il titolo stesso ci suggerisce: “Пoa” (“erba” in greco).

Il loro è un prog che per certi versi potrebbe ricordare i New Trolls, per altri i Procol Harum o i Van Der Graaf Generator, e la voce è impregnata di un onirismo tipico di quello di Tagliapietra; saranno stati questi riferimenti o chissà che altro, fatto sta che mi sono proprio piaciuti.
Alla fine i testi risulteranno abbastanza ingenui, se pur attuali, e la musica sarà pure un po’ troppo melodica, ma la dolcezza permea il tutto e non possono che risultare piacevoli nella loro sensibilità.
Alcune canzoni sono di quelle che vi colpiranno al primo ascolto e sicuramente le canticchierete per giorni.

Verde sarà,
quest'aria ormai finita.
Raggi di sole
sui rami appena in fiore.
E canterò
che questa nostra età
ha già deciso tutto,
il verde resterà.
Grande città
ti compreremo il prato,
sui marciapiedi
avrai l'età più bella
e la tua gente sarà con te...
"

Le tracce sono caratterizzate da interventi di fiati e tastiere non proprio originali, ma comunque suggestivi. Degna di nota è la bellezza della copertina.

In definitiva questi cinque musicisti hanno voluto esaltare il valore dell’erba, quella cosa che dovrebbe ricoprire quasi tutta l’opera del creato, e che invece oggigiorno sembra sempre più appartenere a un mondo di sogni, e lo hanno voluto fare divertendosi e suonando della buona musica.

Evviva.

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