Avevo ascoltato giusto qualche canzone dei Blonde Redhead, prima del concerto. Su di loro era steso un velo di mistero, erano una leggenda per me. E dunque, non ho trovato modo migliore che andare a vederli dal vivo, per conoscerli.

La Corte degli Agostiniani si trova racchiusa dalle mura del cinema sant'Agostino, del Teatro degli Atti e dell'Istituto musicale Lettimi. Bel posto, nel cuore dell'autentica Rimini.

Non mi chiedete del gruppo spalla, manco mi ricordo come si chiamavano i due tipi dj. Ma certo mi torna ancora alla mente come mi facevano ridere. Perché avevano tutto il pubblico (beh, quasi tutto) seduto comodamente sulle sedie, e loro lì che si muovevano a ritmo che usciva fuori dalla console, e nemmeno un effetto luce, niente di niente. L'elettronica senza luci è un po' come la chitarra senza corde. Però hanno finito presto.

L'ingresso in scena dei Blonde Redhead è stato senza pretese d'adorazione. Sono usciti sparsi e dopo lunghi preparativi hanno attaccato... con cosa non mi chiedete, non li conosco bene. Però era una canzone nel loro "nuovo" stile, un po' alla My Bloody Valentine. Kazu cantava con voce angelica e distaccata, perfettamente pulita e si muoveva sculettando a suon di musica, era un po' troppo alta per una giapponese. Amedeo sembrava avere la sua stessa voce.

Poi ad un certo punto ho cominciato ad accorgermi nonostante i fumi nella mia mente del Verdicchio dei Castelli di Jesi, che avevano un sacco di basi, ma tante. Voce, basso, chitarra e chissà cos'altro. Certe scene erano patetiche, loro immobili, aspettando d'iniziare un successivo pezzo, e la base che ripeteva all'infinito un motivetto. Il loro obiettivo sembrava quello di ricalcare la canzone, così come l'avevano registrata in studio. Impeccabili, perfetti, senza sbavature, senza deviazioni. Il che era dovuto soprattutto alle basi, che non lasciano gran margine d'azione. Secondo il mio modesto parere il live dev'essere una cosa partorita sul momento e non premeditata del tutto. La mancanza di spontaneità è una gran pecca. E poi le potenzialità del gruppo da come ho potuto constatare sono grandi, perché cazzo, sti ragazzi sanno suonare.

Mai dare al pubblico le sedie, tranne quando si ascolta il jazz, la classica e cose simili, perché il pubblico si impoltronisce e si impigrisce, e un concerto senza un pubblico vivo e partecipante è un po' vano. Solo all'ora del bis, mentre molti se n'erano andati, i restanti si sono avvicinati al palco anche grazie all'esortazione di Kazu, che ha anche parlato un po' in italiano.

Il mio giudizio è di un ignorante in materia, è un giudizio da prima impressione. Il concerto mi è piaciuto, per le atmosfere delle loro canzoni, ma poteva essere sicuramente migliore.

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