Ci sono dischi che chiedono attenzione, e dischi che pretendono un corpo. Primordial, il nuovo lavoro di BLooDNoISE, appartiene alla seconda specie: non un album, ma un rito di passaggio, un ciclo di immersione e riemersione in cui il suono diventa soglia e il corpo diventa strumento.

BLooDNoISE opera da anni in quella zona liminale dove il post‑industriale si contamina con il rituale, dove il noise smette di essere estetica e diventa materia viva. Primordial è il punto in cui questa tensione trova finalmente una forma compiuta: ogni traccia è un gesto, un’incisione, un varco aperto nella memoria e nella trance.

L’apertura, Primordial intro, non introduce: destabilizza. È un terreno che vibra, un rumore arcaico che sembra provenire da un archivio pre‑umano. Da lì, Wild mysticism spalanca la fase espansiva del disco: una danza ferale, una trance pagana che non cerca spiritualità ma estasi fisica.

Con aBacuS, l’ordine implode: una struttura quasi matematica che si sgretola sotto il peso del rito, come un sistema simbolico che brucia dall’interno. Il cuore pulsante del disco è Pagan ritual, una liturgia profana in cui BLooDNoISE costruisce spazi sonori che sembrano architetture reali: corridoi, processioni, ombre. Qui il suono non rappresenta il rito — è il rito.

Other voice introduce una presenza: una voce che non è voce, un fantasma sonoro che parla da un’altra stanza della coscienza. Obsessive phantasmagoria è un teatro interiore, un sogno malato che si ripete fino alla possessione. Ultramarine limerence apre una parentesi emotiva: un blu profondo, un innamoramento disturbato che oscilla tra tenerezza alienata e abisso.

La tensione cresce fino a Primitive trascendence, dove la trascendenza non è liberazione ma metamorfosi animale: il corpo non viene superato, viene trascinato oltre. Il culmine arriva con Sacrificial sound rite, un brano che si consuma mentre procede, in cui il suono diventa lama, offerta, prezzo.

La chiusura, Primordial outro, non chiude: ritorna alla fonte, vibra come una stanza vuota dopo la cerimonia.

Primordial rifiuta linearità e narrazione. È un archivio vivente, un corpo che respira, un rito che si riattiva a ogni ascolto. In un panorama elettronico ossessionato dalla pulizia digitale, BLooDNoISE sceglie il rumore come origine, la carne come memoria, il suono come atto sacrificale.

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