I Blues Traveler sono a mio modo di vedere la rock-blues band più originale degli anni ’90.
Fondati nel lontano ’87 dal cantante e grande armonicista John Popper, sono diventati famosi per la loro combinazione di una base blues tradizionale, una discreta eredità dai Led Zeppelin e svariate contaminazioni soprattutto Latinoamericane. A impreziosire il tutto, i funambolismi di armonica del loro leader.
Se non avete presente di chi stiamo parlando, provate a ricordarvi, se lo avete visto, del film “Blues Brothers 2000”: in cui i Blues Traveler interpretano se stessi suonando una canzone in un parco. Peculiarità dei Traveler è inoltre la grande resa dal vivo: quasi sempre eseguono medley e improvvisazioni prolungate, tanto che spesso si stenta a riconoscere i brani sentiti sugli album. Per questo motivo e per ciò che spiegherò in seguito, considero “Live From The Fall” il loro disco più rappresentativo.
In due cd raccolgono gran parte del loro repertorio più famoso fin a quel momento (1996). A svettare troviamo “Go Run”, con i suoi ritmi che richiamano i Los Lobos; “Freedom”, grande potenza stile ’70; la delirante “Mountain Cry", 15 minuti di puro blues e la ballata “Regarding Seven”. Bellissima versione di “Imagine” a chiudere una serata memorabile.
I Blues Traveler di “Live From The Fall”, fanno emergere soprattutto l’anima blues della loro musica e la coniugano con una sezione ritmica degna del miglior John Bonham. L’ascoltatore è ipnotizzato fino al delirio dalla passione della chitarra di Kinchla e dalla fenomenale armonica di Popper. I Blues Traveler con “Live From The Fall” ci regalano un grandioso ritorno al passato: ci fanno riassaporare Woodstock e 'Made In Japan' e ci ricordano che tutto è cominciato con il blues.
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