"Il Mucchio Selvaggio" (1969) è uno di quei film che può essere goduto sia da chi nel cinema cerca l'evasione e sia da chi invece cerca il significato. Da ragazzino ero nel primo gruppo e i due sanguinosi massacri, posti uno all'inizio e l'altro alla fine del film, accontentavano la mia sete d'avventura, esaltata dalle sparatorie di una banda di fuorilegge nel tentativo di rapinare la compagnia ferroviaria che giustamente mette alle loro calcagna dei bounty killers fino in Messico. Da grande mi sono reso conto che la cosa non era poi così semplice, ed ho goduto il doppio.
La storia di questo manipolo di disperati, nella mia testa di adolescente, già aveva in nuce qualcosa d'epico ma non riuscivo ancora a capire la grandezza di Sam Peckinpah, del quale i produttori avevano ampiamente rimaneggiato il precedente "Sierra Charriba". Avevo visto altri western, ad esempio "I magnifici sette", dove i pistoleri di professione si prodigano per difendere gratis il villaggio dei poveri contadini, ma qui invece per diecimila dollari la banda di Pike Bishop si mette al servizio dell'esercito regolare messicano contro i peones di Pancho Villa... qualcosa non quadrava: i protagonisti del film alleati con i cattivi! E nemmeno quadrava la carneficina iniziale, quando i mercenari assoldati dalla compagnia ferroviaria e capitanati da Deke Thornton, vecchio compagno e ora avversario di Pike, si mettono a sparare senza remore sulla folla in strada per impedire la rapina. In sostanza malviventi che sono contrastati da tutori della legge più assassini di loro.
Fuorviato dalla splendida azione della rapina andata a male, con un tripudio di ralenti di pallottole che squassano corpi e cavalli che infrangono vetrate (questa scena straordinaria sarà omaggiata dieci anni dopo nel magnifico " The Long Riders" di Walter Hill) non avevo riflettuto su questo aspetto. Pike è ormai un fuorilegge sorpassato che riesce faticosamente a tenere insieme la banda, non accetta il suo declino che è un po' quello dell'intera epopea western. I padroni del vapore sono ora i capitalisti che nella loro logica affaristica sono ancora più spietati dei banditi. Quando saranno costretti a lavorare per il generale Mapache (e i suoi rapaci consiglieri tedeschi) contro il popolo messicano in rivolta, Pike e i suoi uomini lo faranno non per avidità ma per sopravvivere. Ma come in tutti i film di Sam Peckinpah viene fuori la presa di coscienza del cinico, del reietto, del doppio zero, di colui che non conta nulla, sia esso il pianista fallito alla ricerca della testa mozzata ("Voglio la testa di Garcia") o il vecchio e obsoleto Cable Hougue, schiacciato dalla prima auto che attraversa il paese ("La Ballata di Cable Hogue")
Quando Mapache giustizierà il loro compagno Angel, reo di aver regalato una cassa di fucili ai rivoltosi, Pike lascerà una generosa ricompensa alla giovanissima prostituta messicana con cui aveva trascorso la notte, passerà dai fratelli Gorch che discutono invece per pagare quattro soldi una battona nella stanza a fianco e gli basterà dire: "Andiamo!" con una nuova luce negli occhi. Il fido Dutch, che era rimasto fuori ad aspettare, non ha bisogno di parole per capire ed unirsi a loro. Quattro uomini contro un'intera guarnigione dell'esercito regolare messicano.
Come pensate sia andata a finire?
Carico i commenti... con calma