C'è una scena tra tutte in "Pat Garrett & Billy the Kid" che sintetizza perfettamente lo spirito elegiaco del film; Mrs. Barker (Kathy Jurado) osserva suo marito (Slim Pickens) avvicinarsi al fiume per andare a morire, dopo che un proiettile, sparato da alcuni membri della banda di Billy the Kid, lo ha colpito. Il volto di Mrs Barker si illumina di pianto; sullo sfondo un tramonto acceso. Echeggia l'immortale "Knockin' on heaven's door" di Dylan; impossibile non commuoversi. A Pecknipah, qui e in altri momenti del film, riesce il magico mix tra vitalismo e morte; forza antica dei sentimenti, che affondano le radici nel "naturalismo" del vecchio west, destino di morte. Siamo perennemente nella gloria di un caldo crepuscolo.
"Andiamo a morire" dice William Holden nel "Mucchio Selvaggio" e Ernst Borgnine gli risponde "Perché no?". Gli uomini della vecchia frontiera plasmati da Pecknipah sono dei nichilisti attenti all'amicizia virile, con donne disponibili a concedere loro il calore dei lombi; i maschi sono maschi e fanno i maschi, le femmine le femmine.
La regola non cambia nemmeno in "Pat Garrett"; Luke (Harry Dean Stanton) viene svegliato da Billy (Kris Kristofferson) mentre sta a letto con la sua donna. Convenevoli, poi Luke smamma via e Billy si infila nel letto con la sua bella e fanno all'amore. Billy si innamora di un'altra. Maria (interpretata da Rita Coolidge); se la prende e viene amato e pianto fino alla fine. Fedele, raccolta nei suoi selvatici capelli lunghi. Siamo in un mondo incantato, idealizzato.
Non tutte le donne sono così nei film di Pecknipah; nei western sono solo le messicane ad essere sincere ed innamorate. Si sa che il regista aveva una predilezione per gli ultimi, schiacciati dal potere capitalista dell'americano yankee. Pat Garrett va a puttane; una di loro sa dove si trova Billy. Dopo una sonora bevuta si reca nel saloon va dalla battona, la piglia a ceffoni, visto che non vuole parlare. Una scena dura che mette Garrett in una pessima luce; poi, però, si apre la porta e arrivano altre colleghe e tutte quante si danno allo sceriffo, compresa l'amica del Kid, dimentica ormai delle botte e di aver tradito l'amico. Tutto sa di ultima ebrezza frastornante, per sentirsi vivi e dimenticare di stare andando a fare una bella porcheria. Che cambierà le loro due vite.
Nel sottovalutato "I due volti della vendetta" (One-eyed Jack, 1960), Marlon Brando interpretò e diresse questo originale western (doveva essere diretto da Kubrick) rileggendo in chiave edipica il rapporto tra "Dad" (Karl Malden) e "Kid" (Brando stesso). Anche se non si fanno i nomi di Garrett e William "Billy the Kid" Bonney, il racconto prende come alibi i due celebri eroi del west per rivisitarli in un ottica freudiana, sottoposti alle nevrosi di Brando attraverso il filtro psicologista dell'Actor's Studio e di Elia Kazan. Cosa precedentemente fatta, sempre con notevoli esiti, da Paul Newman, in "Furia Selvaggia" di Arthur Penn, ancor più nell'etica Stanislavskji (Newman sostituì Dean all'ultimo momento).
A Pecknipah non interessa la psicoanalisi; troppo alcolizzato e drogato per cincischiare in freudismi e troppo avvolto nella nostalgia di un sentimento verso un west che forse non è mai esistito ma è bello pensare che una volta c'erano i giganti.
Il killer che ha fatto morire il vero west e i veri uomini che lo abitavano è il capitale, visto dal regista in un'ottica nietzscheana di decadenza e vittoria dei deboli sui forti, un po' come fece Leone in "C'era una volta il west" rappresentandolo nella figura del potente/impotente Morton: Garrett e Kid erano ambedue dipendenti del latifondista John Chisum. Poi, col sopravvenire della modernità e la vittoria del capitale si impose una scelta. Garrett voleva invecchiare in pace, Kid rimanere fedele a se stesso. La loro morte è racchiusa in quelle due scelte: nel director's cut: Kid viene trovato e ucciso dallo sceriffo ex amico, che lo trova a scopare con Maria, sano, vivo, innamorato e gli concede l'ultima notte d'amore. Poi spara allo specchio che riflette la sua immagine, in un moto di vergogna. Nel director's cut, il film inizia con Garrett che viene fatto fuori dagli stessi uomini che aveva assoldato per trovare Kid; non è capace di vivere fino in fondo le sudole regole che ha abbracciato, essendo anch'egli un uomo vecchia maniera, e queste regole prevedono la sua eliminazione.
L'idea dello sceneggiatore Rudy Wurlitzer era quella di non fare mai incontrare i due durante tutta la narrazione ad eccezione del regolamento finale. Pecknipah si oppose, forse perché non poteva evitare che i due si vedessero in faccia durante la storia, come se l'uno fosse specchio dell'altro. Garrett vedeva quello che avrebbe potuto essere; Kid quello che non aveva scelto di diventare.
Accompagnato dalle ballate composte dal Bob Dylan (che ha una breve, simpatica parte come amico di Kid e lettore di etichette di scatolette), "Pat Garrett& Billy the Kid" smonta il mito della frontiera che decenni di cinema precedente aveva instaurato e ne crea un'altra. Pecknipah, più che raccontarci la verità sui fatti accaduti, racconta un suo sogno, una sua idea di vita, dipinta dalla bellissima fotografia di John Coquillon, che stabilirà l'estetica western per tutti i settanta (ogni decennio ha la sua estetica western, dai cappellini e le pistoline alla Alan Ladd fino all'Armani-look alla "Tombstone") e con i classici omaggi a stelle dei tempi d'oro (Katy Jurado, Slim Pickens, Jack Elam, Emilio Fernandez, ad interpretare la lorovecchiaia). Meno apocalittico e significativo per il genere di "Il mucchio selvaggio" si differenzia da quest'ultimo per l'accantonamento dell'isterica bestialità a favore del tono da ballata.
Nonostante il finale, nonostante l'inevitabile fallimento dei due eroi, c'è un senso di serenità con impennate focose. Al termine del film, quando Garrett arriva nel forte dove troverà Kid per ucciderlo, Pecknipah appare in un cameo; si trova nello spiazzo antistante il forte Saunders e chiede allo sceriffo di fare in fretta così si dà un taglio a questa storia. E al West.
Carico i commenti... con calma