Anni sono passati dal mio ultimo intervento su questo sito... sono stati anni densi di avvenimenti, non solo per me, ma credo per il mondo intero: esso sembra aver preso una deriva inquietante, tutto ciò che siamo stati educati a rispettare, in materia politica e di diritti dell'individuo, sembrano inesorabilmente manipolati e distorti... la gente fatica a tirare a campare, anche se potrebbe andare peggio, molto peggio, specie se consideriamo che c'è sempre chi sta peggio di noi, che tutto sommato la pancia piena ce l'abbiamo ancora. Però è lecito chiedersi: per quanto ancora? Quali altri compromessi dovrò sottoscrivere nel futuro imminente?

In Italia poi, vere e proprie legioni di stolti e di sinistri individui incravattati, turpi e scialacquatori del denaro pubblico, immanicati con il capitale internazionale (di destra o sinistra che siano, più o meno razzisti o tolleranti, poco importa, a questo punto...) stanno riducendo il mio meraviglioso paese in una ricettacolo di oscenità, di crimini impuniti, di cupe risate sardoniche che si susseguono e si sfogano sulla pelle di chi vive una vita di sacrifici, all'insegna dell'onestà e del rispetto degli altri...

In questa cornice turbolenta, riprendo in mano questo EP ormai datato anni 2000, un gioiellino di soli 4 pezzi risalenti all'epoca di quell'altro capolavoro che è "Music as the right to children"; nella mia collezione di dischi figura come uno dei pochi dischi di elettronica degni di un particolare apprezzamento - non essendo io assolutamente un amante del genere, in quanto ho sempre odiato ballare e scatenarmi nelle piste da ballo (il cosidetto "spirito dionisiaco", falso appannaggio delle masse svincolate dalle norme di un passato intransigente, ma tutto sommato dotato di senso e sopratutto di misura...) - insieme a qualche altro nome altisonante (vedi: Brian Eno, Tangerine Dream, Autechre, Vangelis...) fanno da corollario a quella che ritengo sia la mia posizione nei confronti di tutto ciò che "ama il beat e lo traduce in sensazione tangebile con suoni sintetici".

A differenza di molti pilastri del genere, compresi i succitati, la musica dei BOC appare annacquata e anche insalubre ad un primo, avventato ascolto: gli amanti delle dance hall ala Cocoricò faticheranno molto ad entrare nel mood, bollandolo come noioso e monotono (come se il loro sfrontato BUM BUM BUM fosse l'apice della varietà..), più semplice l'approccio per chi ascolta rock sperimentale, ambient (piu o meno oscura, senza barriere di sorta..), o addirittura, potrà affascinare persino qualche impenitente metallaro alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito triplo pedale con pastura di growling e chitarre distorte, nonchè qualche sparuto rapper, stanco delle solite simbologie trite e ritrite dei suoi colleghi yoyoyo, ormai terribilmente sfigurati e svenduti all'industria discografica e al mercatone delle esistenze di plastica riciclata. Parlo per esperienza decennale (poichè è appunto dal 2001 che ascolto e apprezzo i due scozzesi) mutuata dal confronto con tanti amici dai gusti più disparati...

"Kid for today" dovrebbe essere insegnata in una scuola di musica: il beat base è spezzato e privato intenzionalmente della prima battuta. Il risultato è una dinamica del pezzo per così dire claudicante, che man mano si arrichisce di soffusi campioni e manipolazioni allegoriche.

"Amo Bishop Roden" è un testamento sonoro dell'anelare a qualcosa di trascendentale: il riferimento neanche tanto celato a David Koresh e alla setta dei Davidiani trasporta l'anima ben informata in un universo di ridente malinconia.

"In a beautiful place out in the country", con quei suoi risolini di fanciulli provenienti da chissà quale dimensione utopica, è pura armonia per noi filosofi del domani, in un susseguirsi di raggianti messaggi subliminali...

Infine "Zoetrope" si adorna di tastierine minimali e curiosamente sagaci, e assume i connotati dello scorrere del tempo per un'umanità fino a questo momento lasciata in balia di se stessa...

Ne stiano decisamente alla larga HC kids machisti e pretenziosi, sconfusionati nerd alle prese con gargarismi grind o assuefatti all'HNW, ragazzine lentigginose col poster dei Blink appeso ancora alla parete, babbioni vari con le orecchie avvezze solo alla musica leggera di stampo italiota, musoni e scettici verso qualsiasi altra sensazione musicale, intestarditi col Vasco/Renato Zero/Mengoni di turno (per non parlare di chi si ascolta, che so, Pupo...). Per voi è troppo presto o troppo tardi per questa roba qua.

Ma in fondo in fondo, non è detto... Chissà se anche loro un giorno si lasceranno cullare da questi suoni, che non sono altro che uno spiraglio di quel paradiso perduto tanto sospirato e invocato dai nostri progenitori, ma che noi, dal pulpito delle nostre sperequazioni nichistiche ormai più che rodate, abbiamo forse più volte deriso e ripudiato... 

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