Per chi ama il roots-rock e più in generale il filone cantautoriale americano balza all'occhio la assenza di recensioni debaseriane su uno dei più grandi rocker di tutti i tempi, ovvero Bob Seger. Nativo di Ann Arbor nel Michigan Seger esordì nella seconda metà degli anni sessanta attratto dall'amore per il soul della Motown e fece parte di diverse garage band, attirando con canzoni come "Rumblin' Gamblin' Man", "Heavy Music" e la anti-militarista "2+2=?" l'attenzione dei gruppi più famosi dell'area di Detroit, fra cui i mitici MC5. L'apice creativo dell'artista è però senza dubbio quello suggellato dalla nascita, dalla genesi e dalla decadenza della Silver Bullet Band, una delle più grandi e autentiche macchine da rock, composta da Drew Abbott( chitarra), Chris Campbell (basso), Rick Manasa (tastiere) e Charlie Allen Martin (batteria).
Il disco in questione è a mio avviso il suo migliore risultato prodotto in studio, in cui Bob riesce a sfornare canzoni immortali accompagnando alla ormai fedele band la "Muscle Shoals Rhythm Section" che asseconda la sua maestria nel saper coniugare a uno stile efficace e essenziale ascolti ripetuti di vari generi, nonchè l'esperienza accumulata in un decennio nel quale ha successivamente attraversato le correnti più svariate. Non sorprende dunque trovare una miscela di reminiscenze collegabili a Chuck Berry ("Rock And Roll Never Forgets"), una voce mutuata da Van Morrison (title-track), una canzone che sembra essere la trasposizione della voce di Jackson Browne ("Mainstreet"), pezzi old-style che fanno sobbalzare al primo ascolto (la magnifica e possente "The Fire Down Below", il climax ascendente di "Sunburst" e la perfezione ritmica di "Sunspot Baby"), un'altra ballata di ampio respiro come "Ship Of Fools" e la tuonante energia finale di "Mary Lou". L'unico pezzo che ritengo sotto la media è invece "Come To Poppa", un hard-rock un pò stentato e non in linea con le altre splendide composizioni dominate dalla intepretazione fedele del più schietto blue-collar rock.
Ballate magnifiche e irresistibili r'n'r operai dominano dunque questo documento importante della realtà musicale, culturale e sociale americana dei più profondi seventies. Buon ascolto.
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