Il mondo si fa ogni giorno sempre più complicato e indecifrabile, per non parlare poi dei rapporti interpersonali! La gente sembra avere un continuo e disperato bisogno di compagnia, un'esigenza talmente forte da soffocare persone che, come il sottoscritto, amano perdersi tra le pagine di un libro o tra i solchi di un vecchio vinile e, per tale ragione, vengono definite, spesso in maniera impropria, con il termine di "asociali".

Personalmente preferisco passare il mio tempo con le emozioni, non amo molto le parole o la vicinanza delle altre persone (tranne alcune splendide eccezioni) e cerco nell'arte quella semplicità che la società purtroppo ha ormai dimenticato; quindi è facile capire il perché della mia predilezione per la forma jazzistica del Trio (maiuscolo assolutamente voluto, e con tale definizione intendo il classico: piano-contrabbasso-batteria), una formazione che, secondo me, esprime pienamente quel senso di poesia e di viaggio che è sempre insito in un genere musicale sperimentale, ma allo stesso tempo dolcemente vintage, quale è il Jazz.

Un Trio che amo molto, oltre allo Standards di Keith Jarrett, è quello che vede Brad Mehldau in veste di leader e pianista, seguito da Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, un ensemble, questo, che ha da poco dato alle stampe il loro ultimo lavoro di inediti, intitolato semplicemente "Ode", composto da undici tracce che si rifanno a personaggi sia reali che immaginari, infatti "Kurt Vibe" è dedicata al chitarrista Kurt Rosenwinkel, mentre "Eulogy For George Hanson" è riferita al personaggio interpretato da Jack Nicholson nel famoso film "Easy Rider" del 1969.

La prima cosa che balza alle orecchie quando si mette il disco nel lettore è, oltre alla perizia tecnica dei nostri, la leggerezza delle composizioni, che scivolano via piacevoli come una doccia calda dopo una dura giornata di lavoro, risultando in un certo qual modo "confortevoli" e rilassanti, capaci di strappare di dosso sensazioni sgradevoli quali lo stress o l'ansia, vere piaghe della vita contemporanea. Il pianista americano, dal canto suo, lascia molto spazio alla sezione ritmica, innestando sulla stessa un pianismo lirico e vario, capace di amalgamarsi alla perfezione con il contrabbasso e la batteria al fine di creare un suono corposo ed ipnotico, che cattura per tutta la durata del lavoro, che va ben oltre i sessanta minuti. Paradigmatica di quanto ho appena detto è sicuramente la traccia numero sette, "Kurt Vibe", la quale, introdotta dal basso pizzicato da Larry Grenadier, vede Brad Mehldau prodursi in una melodia talmente accattivante e coinvolgente che già dopo il primo ascolto vi troverete a canticchiarla senza neanche accorgervene, il tutto a testimoniare come non servano produzioni da milioni di dollari o dj-set pompatissimi per creare un brano divertente, cantabile e, nell'accezione più alta del termine, pop. Ed è proprio questo che mi ha fatto apprezzare veramente tanto l'ultima fatica del Brad Mehldau Trio, cioè quella capacità di unire le strutture eleganti e "colte" del Jazz con un senso della canzone e della musica che rende l'opera facilmente fruibile, il tutto senza però dimenticare quell'alone di poesia ed eleganza che da sempre permea le grandi manifestazioni artistiche.

In conclusione ci troviamo davanti ad un album fresco e dinamico, dove il leader lascia ampio spazio agli altri due musicisti e, insieme agli stessi, si mette al completo servizio della musica, senza lanciarsi in assolo esasperati e messi lì con il solo motivo di dare sfoggio della propria abilità con lo strumento. Di conseguenza mi sento di consigliare l'ascolto di "Ode" un po' a tutti, specialmente a quanti ritengono il Jazz un genere prolisso e noioso, lontano dal pubblico comune e circoscritto ad una ristretta cerchia di "intellettuali snob" più attenti alla complessità delle musica che alla sua bellezza.

Brad Mehldau Trio: Brad Mehldau, piano; Larry Grenadier, bass; Jeff Ballard, drums.

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