Ho appena finito di tagliare l'erba, ho un decespugliatore della Kawasaki fortissimo, e mi sento del giusto umore per dire due cose su "Le Regole Dell'Attrazione".
 
Bret Easton Ellis, nato a Los Angeles nel 1964, pubblica in America questo libro nel 1987, che giunge in Italia l'anno dopo.

Necessario il confronto con il primo libro, "Meno Di Zero", che l'ha reso famoso in un pò tutto il mondo.
Si narrano le gesta di Sean Bateman (fratello minore del protagonista di "American Psycho") ed altri studenti dell'università di Candem.
Viene raccontato in prima persona dai diversi protagonisti (Paul, Lauren, Sean più altri occasionali), dando l'impressione del fluire dei fatti attraverso la soggettività dei personaggi.
L'incipit è molto bello, come da una conversazione presa a metà, parte così, senza antefatto, senza niente: un'immersione pura.
Secondo me alcune delle pagine migliori sono quelle in cui Victor (il ragazzo di Lauren) fa una breve comparsata riassumendo tutto d'un fiato il suo viaggio errabondo  lungo l'Europa.

Questa volta il libro, rispetto al precedente, per merito della tecnica utilizzata è più corale, portando agli occhi del lettore più vite dominate però dai medesimi leitmotiv.
Moda, dipendenza e cinismo. Abbandono e deriva.
Non basta però perchè da metà del libro ci si accorge già di una certa prolissità, una dispersività che non invoglia alla lettura.
Insieme ad una certa povertà di argomenti ne risulta un libro piuttosto caotico, che manca di quella freschezza che caratterizzò e rese interessante "Meno Di Zero".

L'edizione recensita è dell'Einaudi, tradotta da Francesco Durante, pubblicata nel 2006.

Nel 2002 è anche stato tratto un film diretto da Roger Avary, che è stato cosceneggiatore con Tarantino di "Pulp Fiction".
Io l'ho visto, una mattina verso le quattro con due amici, sorvolando sulle sue qualità artistiche che non sono qui per giudicare, si apprezza una maggiore asciuttezza e un delineamento più originale di certi personaggi.
Ad esempio Sean, interpretato da James Van Der Beek, ha una sfumatura differente rispetto al libro e appare più rozzo e vagamente tonto, diventando più simpatico.

Tornando al libro, dimostra sicuramente la volontà di mantenere alto il livello, usando anche una certa sperimentazione.
Ma il risultato è non conferma le promesse di "Meno Di Zero".
Bret Easton Ellis sembra parlare sempre delle stesse tematiche, ogni volta allo stesso, e appare come confinato in un epoca e in una situazione socio-economica vagamente stereotipata che finisce per limitargli gli orizzonti.

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