Con il nome che si ritrova, l'austriaco Wolfgang Muthspiel ha ben poche speranze di essere adeguatamente notato e promosso dall'anglofona critica internazionale, per assurgere all'olimpo mondiale della chitarra jazz. Ed è una vera ingiustizia, perché Muthspiel è musicista e chitarrista dai molti meriti, ed il suo nome potrebbe essere tranquillamente affiancato a quello di gente come John Abercrombie e Pat Metheny.

Curiosamente, il nostro si divide tra musica classica e jazz: ha trascritto le variazioni Golberg per chitarra ed è autore di diversi concerti e composizioni da camera. Sul lato schiettamente jazzistico, vanta un curriculum di tutto rispetto: studi con Mick Goodrick, collaborazioni con Tom Harrel, Peter Erskine, George Garzone, un passaggio nel gruppo di Gary Burton. Il tutto si traduce nell'elaborazione di un linguaggio che, partendo dagli stilemi chitarristici più in voga (Scofield e Metheny) arriva ad una sintesi personale molto interessante, coinvolgente e comunicativa.

Dopo aver diretto varie formazioni a suo nome, Muthspiel decide di uscire nel 2007 con questo "Friendly Travellers", omaggiando le proprie molteplici fonti di ispirazione e nello stesso tempo illustrando un impressionante campionario di tecniche chitarristiche, che lo vedono alla strumento elettrico, acustico e semiacustico, spesso in sovraincisione, in una "conversation with myself" che si appoggia alle sole (sapientissime) bacchette del celebrato batterista Brian Blade.

I chitarristi in ascolto si preparino ad una pantagruelica abbuffata, ma qui ce n'è davvero per tutti, perché l'intelligenza musicale ed il buongusto non difettano certo al nostro, come si evince dalle prime battute dell'iniziale "Gnadenvald". L'atmosfera tenue e cristallina potrebbe far pensare a un Metheny, ma ecco che Muthspiel infila in sequenza due assoli suonati su due chitarre diverse, in stili completamente differenti. Immacolata la tua tecnica sulla semiacustica, ma ancora più gradevole sorpresa è la sua chitarra elettrica, che fonde rock e jazz con semplicità e naturalezza.

Anche sul piano compositivo la varietà regna sovrana, c'è spazio per il reggae di "Youssou", mentre "Vallekilde" è un brano scuro e pensoso che fa venire in mente il John Abercrombie di "Characters". "Friendly Traveller" è una deliziosa, sommessa folksong che sembra scritta da Michael Hedges. Chi è alla ricerca di un robusto interplay chitarra-batteria avrà soddisfazione in "End on 4". Bellissimo è il rock di "Heavy Song", con protagonista ancora una volta l'eccellente chitarra elettrica.

Insomma Muthspiel proprio non si risparmia e ci propone un mosaico esotico e multiforme di suoni, punteggiato dalla musicalissima batteria di Blade, discreto quando è necessario, ma che sa anche "pestare duro" nei momenti più energici e rockeggianti.

Un musicista fresco, originale pur rispettoso del passato, pieno di idee. A riprova della crescente stima che sta guadagnando tra i suoi colleghi più quotati, Muthspiel condivide un trio di sole chitarre con Ralph Towner ed il chitarrista classico Slava Grigoryan: un supergruppo che è in tournée proprio in questo periodo, con date che toccheranno anche l'Italia. Andateli a vedere se capitano dalle vostra parti, ne vale davvero la pena.

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