Dopo una interruzione causa esame, torniamo ora all'ottavo episodio del serial più amato dal popolo metal, "Alla scoperta del Death metal dimenticato"; questa volta potremmo anche fare una piccola eccezione e parlare di Brutal Death metal dimenticato. La definizione va un po' stretta ai Broken Hope, non tanto quanto perché non siano dimenticati (anzi, nessuno più dimenticato di loro che han continuato a sfornare dischi senza che nessuno ne parlasse) quanto perché di Brutal Death non hanno poi tanto: ma quel poco che hanno, basta a fargli fare il "salto di qualità" e a catapultarli, è il caso di dirlo, dalla padella nella brace. Per quanto nessuno ne parli mai, agli inizi della scorsa decade c'erano anche loro e tentavano, invano, di fare udire la loro lurida voce; purtroppo in contemporanea c'erano anche tutte quelle altre band che tutti conosciamo e il gruppo di Chicago non conobbe mai un vero e proprio Boom. L'apice della loro carriera è infatti rappresentato dalla firma di un contratto di tre dischi con la Metal Blade Records, scaduto il quale i nostri tornarono ad arrabattarsi prima di sciogliersi nel 2001.
Per chi non se lo ricordasse esattamente nel 1991 vennero pubblicati alcuni lavori destinati a cambiare le carte in tavola al Death Metal: stiamo parlando di "Effigy Of The Forgotten" dei Suffocation, "Butchered At Birth" dei Cannibal Corpse, "Dawn Of Possession" degli Immolation e, in misura nettamente minore, "Considered Dead" dei Gorguts e questo "Swamped In Gore". Cosa avevano di diverso questi dischi? Beh, per i primi tre possiamo dire che erano più veloci di un normale cd Death, erano più oscuri, infinitamente più tecnici, più complicati e, più che altro, stravolgevano il classico schema delle canzoni Metal (Thrash, Death, Heavy o quel che è) che prevedeva la strofa, il pre-chorus, il chorus eccetera eccetera (questa cosa l'ha già detta qualcun altro quindi non la sto a ripetere). Per farla breve, quseti gruppi avevano preso qualcosa del Grindcore (i tempi velocissimi e la completa assenza di elementi del Metal ottantiano) e molto del Death (la pesantezza del riffing e parte delle strutture) per poi arricchire il tutto a livello strettamente musicale. Il risultato era un genere nuovo, il Brutal Death, poco apprezzato dai puristi molto dalle teste calde e da tutti quelli che non avevano voglia di prenderla sul ridere.
I Broken Hope esordirono con l'album omonimo nel 1990 mentre pubblicarono il loro primo Lp decente un anno dopo. L'album si colloca a metà tra le due correnti e conserva elementi del Death classico (le partiture di chitarra e l'uso della batteria) uniti ad elementi più estremi (la voce più profonda e l'assenza di strutture nelle canzoni): quello che ne viene fuori è un disco ancora nell'incubatrice, accostabile per la proposta al suddetto "Considered Dead". Il riffing non è molto complicato ma tende già ad allontanarsi dagli stilemi Thrash diventando più compatto e più tetro. I solos ogni tanto possono ricordare album di Death Tradizionale, ma gli è riservato molto meno spazio e non sono più il momento più atteso della canzone: le chitarre sono sempre più basse, gli accordi diventano più distorti e corposi, la produzione è filtrata "Sì che parea che l'aere ne tremesse". La batteria ogni tanto regala qualche sorpresa, il chè non significa solo che accelera facendo uso del Blast Beat, ma che azzarda anche qualche tempo un po' più strano che i tradizionalisti del Death mai si sarebbero sognati di azzardare. Infine come non citare gli stacchi di basso? Preciso che all'epoca non erano in molti a farne uso e anche se non sono difficilissimi rappresentano un tentativo di distinguersi. Come se non bastasse le tematiche si fanno ancora più raccapriccianti e il growl del cantante (non lontano da quello di Chris Barnes) sprofonda ancora di più nelle basse frequenze.
Avete ancora dubbi sul fatto che, almeno parzialmente, "Swamped In Gore" si possa definire un album Brutal Death? Ovviamente non mancano rallentamenti il più schiaccianti possibili; insomma, volenti o nolenti "Swamped In Gore" è un classico, anzi, non è solo un classico è anche un buon disco (questo per dire che, a differenza di altri che ho recensito in questo ciclo, ha dignità ontologica a prescindere dalla sua data di pubblicazione). Purtroppo accanto ad episodi distruttivi come "Gobbling The Guts" o "Cannibal Crave" ci sono pezzi più ripetitivi e noiosi come "Dismembered Carcass" e qui colgo l'occasione per farvi notare la tenerezza di questi titoli.
I Broken Hope si sono sempre dimostrati una band (Brutal) Death molto valida, anche dopo il loro esordio; tuttavia, benché i loro lavori siano migliorati con gli anni sia dal punto di vista tecnico (già la successiva demo del 1993 era migliore e più propriamente "Brutal") sia da quello compositivo, la band non h amai avuto successo. Questa è ingiustizia bella e buona perché che piaccia o no, i nostri cinque ragazzi americani hanno influenzato il modo di suonare Death se non altro nell'underground: e una band underground che riesce a vivere dieci anni sfornando cinque Lp merita molto rispetto.
PS: voglio avanzare allo staff la richiesta di inserire tra i de-generi la dicitura "Brutal Death Metal". Filosoficamente, potrei dimostrare che il Brutal Death è un genere (o de-genere) degenere e degenerato quindi ha diritto ad un posto tra i de-generi (anche tra quelli non degeneri).
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