Da ormai quasi 10 anni a questa parte, da quando ci fu la reunion della E-street band, Bruce Springsteen sembra voler recuperare il tempo speso senza i suoi compari negli anni 90. Tra uscite discografiche e una specie di neverending tour sembra vivere una sua speciale seconda giovinezza in questo primo decennio del nuovo secolo.
A Settembre , Springsteen spegnerà sessanta candeline, ma credetemi, dopo averlo visto per l'ottava volta ieri sera all'Olimpico di Torino, ho sempre piu' l'idea che al giorno d'oggi permormers del suo livello non ci siano. Anche a Torino si sono sfiorate le tre ore di concerto (2 ore e 50 per l'esattezza), ore scandite da 31 canzoni senza interruzioni o false uscite e riantrate (finalmente qualcuno che evita queste pagliacciate), passate a sudare su di un palco essenziale senza effetti pirotecnici o strutture studiate da scienziati ( U2??) dove l'unica protagonista era la Musica o meglio Bruce.
Il popolo di Springsteen, fedelissimo e in alcuni casi patologicamente malato del suo mito, si può ormai rinchiudere in tre generazioni, e le t-shirt indossate dai fans ci fanno chiarezza su chi sia il pubblico di Springsteen. Ho visto t-shirt di Sepultura, Dream Theatre e Bob Dyalan convivere tranquillamente.
Se fino ai primi anni novanta vedere Springsteen in Italia era un evento, da ormai sette/otto anni è diventato un appuntamento quasi annuale, in cui possiamo valutare le condizioni di Bruce e la sua band a scadenza periodica. Sostanziali differenze dal tour dello scorso anno non ci sono, se non, notare una E Street Band sempre pronta a seguire gli ordini del capo ma che ha perso qualcosa in dinamicità, gli acciacchi dell'età si fanno sentire. Oramai metabolizzata l'assenza del compianto Federici, c'è da notare la presenza di due coristi e la notevole performance di Max Weinberg dietro le pelli, un vero metronomo, non si sa perchè così sottovalutato quando si parla di grandi batteristi.
L'inizio, con un quarto d'ora di ritardo, è alquanto curioso, Springsteen va a ripescare "Loose Ends", canzone datata 1979 e presente sul suo cofanetto di scarti (??) Tracks. Quanti avrebbero la possibilità di aprire un concerto con uno scarto?? Da tracks estrapolerà anche "My Love Will Not Let You Down".
Tra classici immancabili come "Badlands" e "The Promised Land" da "Darkness On The Edge Of Town" (1978) e "Born To Run", Springsteen regala al pubblico di Torino una versione full band, curiosa e country di "Johnny 99" presa da "Nebraska", "Hungry Heart", tre brani da "The Rising" ("Lonesome Day", la title track e l'immancabile oramai "Waitin' On A Sunny Day", pretesto per simpatici siparietti con i fans.).
Poi come nello scorso tour accontenta le richieste del pubblico, suonando loro alcune canzoni proposte e scritte su alcuni cartelli che il nostro sceglie accuratamente. E così abbiamo la possibilità di ascoltare canzoni sempre diverse in ogni data del tour. Tra una notturna e crepuscolare "Drive All Night", una energica "Two Hearts", Bruce accontenta chi voleva suonasse "Travelin Band" dei grandi Creedence Clearwater Revival del suo amico Fogerty.
Il finale ci regala una sempre spassosissima "Dancing In The Dark", con tanto di bambina imbarazzatisssima invitata a ballare sul palco, con Bruce che gli detta i passi, la travolgenza irlandese di "American Land" e il finale affidato a "Twist And Shout" mixato alla "Bamba". Fortuntamente lasciato in disparte l'ultimo album "Working on a dream", da cui estrapola solamente la lunga saga di "Outlaw Pete" (la somiglianza con I Was made.. Dei Kiss sarà voluta?) e la zuccherosa "Working On A Dream".
Springsteen, declama tutta la sua forza live concedendosi al 100% al pubblico correndo, sudando, balzando sopra il pianoforte come un vero atleta, baciandolo, lasciandosi toccare e immergendosi completamente tra loro in un continuo scambio di dare e avere che è la forza dei suoi show. Poi dopo quasi tre ore di spettacolo band e il capo ti salutano e tu sei lì a chiederti ma rientrerà ancora?
Unico e per ora senza eredi all'orrizonte.
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