Perché fare finta quando si può fare sul serio?
Così finivo la recensione del concerto del Meazza dell'estate scorsa.
E così comincio questa. Quest'ennesima dichiarazione d'amore che invita alla non lettura tutti i non devoti. Sì, perché questo manipolo di splendidi sessantenni, fanno rock come il Dio Gusto comanda, e si divertono ancora. E noi lì sotto a pregare e godere.
L'affiatamento è la grande arma della E Street Band, seconda solo al loro leader, Artista eccezionale a tutto tondo: splendido autore, grande voce, impareggiabile performer.
E sull'erba coperta di questo piccolo e poetico stadio da centrocittà, c'eravamo anche noi. E non poteva non essere così.
L'anno "scolastico", meglio la stagione 2008-2009 è quella che ci ha visto nelle piazze e nei locali a portare in giro, con devozione da modesti ed inginocchiatissimi allievi, la Sua Musica.
Dunque, su quel prato, io e miei fratelli Hungry Hearts c'eravamo quasi tutti (due le imperdonabili defezioni), con la bocca aperta, il piede battente ed il culo sculettante, malgrado la (anche nostra) non giovanissima età.
E il Boss ci ha fatto parecchi regali, pur tralasciando parecchi "smash hits" che l'anno scorso illuminarono Milano (niente "Thunder Road", per capirci, così come niente "The River" o "I'm On Fire" e molte altre...) ma illuminandoci il cuore con l'imprevista "Drive All Night" (nel nostro minuscolo, uno dei cavalli di battaglia) o con la splendida "Two Hearts". Davvero un repertorio idealmente "B-side" del concerto dell'anno scorso, con chicche come "Loose Ends" (ma dai?!), "Outlaw Pete", molto suggestiva e decisamente western, di gran lunga migliori rispetto alle esibizioni dell'inizio del tour.
Rock 'n Roll puro nella "versione band" di "Johnny 99" con sfida chitarristica cretina e geniale tra il Boss e un Little Steven che non si vedeva così in forma (e così protagonista) da tempo immemorabile.
Poi il solito e verissimo angolo delle richieste (la Band ha in repertorio circa 200 brani, pare, e nulla la spaventa più). Imprevedibile e divertentissima, ad esempio, l'improvvisatissima "Travelin' Band".
Quasi tre ore di brani tutti appiccicati l'uno all'altro.
Il Boss, si sa, offre al pubblico tutto quello che ha. Sempre. È un voto che ha fatto molti anni fa, e lo sta mantenendo ad ogni serata, in ogni concerto.
E funziona. Da piccolo musico della Bassa, confermo che fare sul serio, è molto meglio e molto più facile che fare finta. E che mettercela tutta è molto meglio che risparmiarsi. E che Bruce Springsteen è il miglior professore che un alunno potrebbe avere e volere, pur nella sua manifesta ed oltraggiosa irraggiungibilità.
E, come dicevo, tutto ciò che avete letto, probabilmente nauseabondo per tutti gli altri, è la Verità di fede di tutti noi devoti. Di tutti noi che la mattina andiamo in Rete a vedere la scaletta del giorno prima, che sogniamo, omaggiamo, ascoltiamo, cantiamo, suoniamo il Boss e la sua Musica.
E che ringraziamo che un gigante del genere ci sia, e sia ancora in forma. E che sia in giro.
Ogni tanto anche nel nostro Piccolo Mondo Italiano, a illuminare stadi e palasport troppo spesso maloccupati da creaturine gorgheggianti quanto inutili, create a tavolino dall'idiozia di massa di stampo cretintelevisivo..
Lì, davanti a quel manipolo di giovani vecchi, si respira il senso del rock.
Perché, come ha commentato qualcuno in America, il rock è sicuramente morto, ma si sono dimenticati di avvertire Bruce Springsteen.
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