Mai vidi i bagarini solo comprare.
Vero, e impressionante. Né lontano dal Forum, né vicinissimo, ve ne era uno che dicesse il classico "ragazzi, volete biglietti?". Tutti "compro", col cartello o a voce, ma solo ed esclusivamente "compro". E, probabilmente ignari della devozione ecclesiastica del fan medio del Boss, credo proprio siano tornati a casa a mani vuote.
Fatto sta che anche muovendosi presto, ed arrivando prima dell'apertura dei cancelli, c'era già il mondo. Parcheggiata la multiplona -tutta esaurita pure lei- lontanissimo, ci siamo fatti il primo chilometrino solo per arrivare all'infinita fila davanti ai cancelli. Lì abbiamo goduto di un'altra ora abbondante prima di mettere letteralmente un piede dentro il Forum.
All'italiana sono stati venduti parecchi biglietti di più del consentito (e del logico), e mezz'ora abbondante prima del concerto non c'era più un millimetro quadrato libero, neppure sulle scale ed in ogni via di fuga. Gli organizzatori, falchi senza scrupolo e morale che prima o poi qualcuno punirà (anche se più probabile nell'aldilà...) contano sempre che in Italia il "fattore C" non fallisce (quasi) mai.
Pubblico di mezz'età. Anzi, sereno variabile.
Giovanissimi pochi, trenta/quarantenni in maggioranza netta, over quaranta comunque non pochi. Felici per l'esser lì, ma decisamente mal disposti nei confronti della disorganizzazione d'imbarazzante evidenza e dolosità. I ragazzini digeriscono tutto, il professionista o l'operaio che spende 80 euro (o di più... con la mafia dei biglietti di questa volta io, ad esempio, ne ho spesi 140...) per l'idolo d'una vita è molto meno tollerante con chi ti fa stare in piedi su una scala d'emergenza solo per incassare quei tre/quattro mila probabili biglietti in più...
D'improvviso tutte le luci si spengono e compare un enorme carrillon, con musichetta bambinesco/circense, come tutti i carillon. La cosa pare incongrua ma divertente. I significati possono esser i più disparati (mero espediente scenico? Voi siete i bambini e noi il vostro gioco? Benvenuti al circo?...bah...). Partono le note di "Radio Nowhere", prevedibilmente, e subito si notano alcuni dati che verranno abbondantemente confermati durante la serata.
Il Boss ha un livello di professionalità e di forma, vista l'età, invidiabile. La E Street è leggermente modificata. Non c'è Danny Federici tornato negli USA a curarsi quel cancro che da tempo girava in Rete come rumor, e, come spesso accade per gli spetegulès virtuali, s'è verificata come una triste verità. Piacevolmente manca anche la moglie Patty, per me una delle voci più brutte e inutili della storia del rock (prova, come i Fiction Plane a Torino prima dei Police, che la raccomandazione è virus che non guarda in faccia a nessuno...). E, di questa modifica -l'avrete capito- non mi lagno granché. Al posto di Danny il tastierista della Seeger Session, che applica una scelta professionale e saggia: non clona Federici. Suoni diversi e tecnica diversa, che, qua e là, lascia qualche apparente senso di vuoto. Big Man Clammons è ormai vecchio e si vede: le tradizionali gambe storte le son sempre di più, e c'è qualche evidente difficoltà a rimanere in piedi a lungo o, ad esempio, a tenere su il sax baritono, che rimane sul "reggisax" anche quando viene suonato. Ma, vecchiezza a parte, il grande Clarence fa benissimo la sua parte, forse persino meglio d'altre volte che l'avevamo sentito.
Il repertorio spazia dai due capolavori ("Born to Run" e "Darkness") abbondantemente omaggiati, a qualche perla ancor più antica, per la goduria dei fans più antichi e puri (tutti?). Tralasciati, com'era prevedibile, i due dischi "e-streetless" ("Houman Touch" e "Lucky Town"), e purtroppo "Tunnel of Love", omaggiato altrove con l'interpretazione della title track. Ovviamente si rende il giusto tributo a più brani di "Magic", che in dimensione "live" acquistano non poco fascino. Invece i due brani di "The Rising", accolti da ovazioni anche superiori alle aspettative, ci ricordano un album forse da riascoltare e rivalutare, dal momento che allora, forse per un attacco di snobismo, ci sembrò bello ma un po' paraculeggiante.
L'impressione complessiva è quella della grande energia d'un gruppo che -comunque la si pensi- ha partecipato, e non poco, alla scrittura di pagine importanti della storia del rock. È quella anche d'un cantautore rock che sa vivere al meglio la propria leggenda, senza paraculismi o patetismi (io però eviterei il capello impomatato e ne accetterei la bianchezza con far antiberlusconiano, ma tant'é..., ed è davvero un micro-problema). Un artista che sa calibrare le scelte con intelligenza strategica e non solo. Un uomo, un autore ed un musicista importante.
Senza dubbio rimane anche il sapore tristallegro dell'invecchiamento, quella sensazione divertente e malinconica del monumento. Insomma, si teme a tratti di assistere a quello che sarebbe un ottimo concerto riassuntivo, qualitativamente e professionalmente altissimo, da Las Vegas. Ma il Boss, a Las Vegas a far la Selìindiòn non ci va.
E il suo segreto, forse, è tutto qui.
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