Il disco che mi accingo a recensire penso che sia il lavoro più sottovalutato del Boss, il quale aveva esordito con 'Greetings From Asbury Park' ottenendo buoni riscontri dalla critica ma non da un pubblico che vedeva ancora in lui la figura di un nuovo Dylan.
Con questo disco Bruce supera non solo una produzione di tangibile stampo dylaniano ma anche i simbolismi pasticciati di 'Greetings' senza però affrancarsi del tutto da una eccessiva verbosità che è ancora la base per trattare storie romantiche e adolescenziali di un ambiente familiare in cui i personaggi iniziano ad acquisire una maggiore dimensione personale che confluirà poi negli slanci epici di 'Born To Run' (anticipati in chiusura da una "New York City Serenade" che farà scuola). La produzione è ancora acerba ma maggiormente definita rispetto a quella del disco di esordio e diventa fondamentale per mettere in risalto il carattere "folle" e imprevedibile caratterizzato da cambi di ritmo coinvolgenti e da un perfetto connubio tra vari stili come il folk, il funky-jazz e il rock'n'roll più puro.
L'epicità di "E-Street Shuffle", il ritmo vaudeville di "Wild Bill's Circus Story", il rock'n'roll contagioso di "Rosalita (Come Out Tonight)" che diventerà un cavallo di battaglia dal vivo, l'assolo di chitarra e organo che rendono "Kitty's Back" una autentica gemma e le ballatone "Sandy" e "Incident On 57th Street" oltre alla già citata "New York City Serenade": questo è l'universo di un capolavoro che a distanza di oltre trent'anni dalla sua pubblicazione mantiene la vivacità originaria e dimostra una volta di più come Bruce Springsteen sia stato il vero nume tutelare del rock'n'roll classico e della tradizione musicale americana nell'ultimo trentennio.
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