Ciao ragazzi, oggi si parla di un classico.

"Delitto In Formula 1" ('84) è il penultimo film in cui Thomas Milian ricopre il ruolo dell'ispettore Nico Giraldi, protagonista di una serie di commedie a sfondo blandamente giallo interpretate a partire dalla metà degli anni '70.

Si tratta di film che, come noto, pur godendo di un certo favore del pubblico, non hanno mai riscosso il plauso della critica e, spesso, vengono addirittura additati come uno dei punti più bassi del nostro cinema, sicuramente come simbolo del declino della commedia all'italiana dopo i fasti del passato.

Sono critiche che, in parte, appaiono ragionevoli, in quanto la comicità dei film che videro Milian come protagonista - affiancato da caratteristi come Bombolo, Jimmy il Fenomeno, e da belle donne come Dagmar Lassander, Isabel Russinova che appunto compaiono in questo film - vive soprattutto della cafonaggine del personaggio a cui l'attore di origine cubana dà le fattezze, ma la cui anima è nel doppiaggio del compianto Ferruccio Amendola (non a caso Claudio Amendola è stato, recentemente, il figlio del Monnezza in un film passato quasi inosservato). Di ciò era consapevole lo stesso Thomas, che, da colto allievo dell'Actor's Studio, prestava volto e movenze all'ispettore Giraldi con un certo, progressivo, straniamento - e correlata stanchezza - secondo alcuni divenendo, in quegli anni, schiavo della cocaina.

Visto con il giusto equilibrio, "Delitto In Formula 1" risulta un tantino noioso, non eccede in grevità, e, pur essendo prodotto con un buon budget, non perde il carattere raffazzonato che spesso si attribuisce a questi lavori, avendo tuttavia qualche pregio.

La trama ci narra della morte misteriosa di un campione di formula 1, a causa del sabotaggio della sua auto al gran premio di Monza (riconoscibile una caratterizzazione dell'allora ingegner Forghieri della Ferrari in uno dei personaggi del paddock). Pochi giorni dopo, a Roma, viene scoperto, nel bagagliaio di una macchina rubata, il cadavere di un losco personaggio con traffici nella formula 1. Dato che l'incauto autore del furto è il cognato fannullone (e rockabilly!!) dell'ispettore Giraldi, quest'ultimo si mette ad indagare, scoprendo la relazione fra i due delitti ed inchiodando il colpevole alle proprie responsabilità.

Stancamente interpretato da un Milian ormai nauseato dal personaggio, con un Bombolo bozzettistico (altro il povero Lechner non sapeva fare), il film si fa apprezzare per alcune trovate sceniche e registiche che dovrebbero quantomeno ridimensionare il giudizio negativo che si dà, sovente, di questi lavori.

Innanzitutto, le locations tradiscono l'estrazione  popolare del film, ci descrivono una Roma del tutto avulsa dall'oleografia, senza mai inquadrare alcuno dei monumenti che rendono nota la città nel mondo, salvo una fugace e distratta apparizione del cupolone dalla finestra di casa Giraldi. Le scene si svolgono in bar, commissariati, sale biliardo, officine, ovvero in "non luoghi" che possono essere tipici di ogni dove, e che segnano un distacco totale dalla storia narrata rispetto alla Roma turistica, restituendo l'anima viva della città (mi piace pensare che i membri della Magliana si muovessero in ambienti più simili a questi che a quelli descritti da Placido in "Romanzo Criminale").

Bella, al pari, la descrizione di casa Giraldi: chi visse quegli anni può riconoscervi un interno piccolo borghese tipicamente anni '80, a partire da particolari insignificanti come il modello di tv a colori, lo specchio del bagno, la collezione dei puffi, il calcetto in miniatura, le tovaglie etc. Un tocco di neo neo-realismo che non guasta e che ci riallaccia proprio alla tradizione della commedia all'italiana.

Alcune sequenze appaiono, inoltre, tecnicamente ineccepibili: interessanti non solo le scene di apertura sulla gara di Formula 1 (dove però si utilizzano modelli di fine anni '70), con un bel montaggio incrociato, ma anche il lungo piano sequenza che, verso la fine del film, ritrae l'arrivo di Milian|Giraldi presso la scuderia di Formula 1 (inquadramento auto in corso-arrivo ispettore-camminata ispettore verso il box-dialogo al box senza cambio inquadratura), nonché l'epico inseguimento automobilistico finale fra le periferie romane, l'Eur, la campagna laziale ed una cava dove si ha l'epilogo del film.

In conclusione, non mi sento di riabilitare questo cinema, ma nemmeno di unirmi alla peana di chi ne disprezza ogni dettaglio. Qualcosa da salvare c'è sempre, basta guardarlo con occhio distaccato ed anti-ideologico.

Voto: 2/5 su scala Debaser, 3/5 rispetto alle commedie italiane dell'epoca.

Vostro Il_Paolo

Carico i commenti... con calma