Voglio augurarvi un buon Natale con una proposta unica nel suo genere, in qualsiasi cosa crediate oppure no.
Buckethead è senz'altro un personaggio molto interessante ed enigmatico: chitarrista virtuoso conosciuto per la sua immagine e per l'abitudine di sfornare miriadi di dischi, molto spesso sperimentando in vari ambienti.
Ennesima inserzione con la parola "Slunk", facilmente ricercabile in ogni album del nostro simpatico Testadisecchio.
Questa è la sua uscita più originale e sperimentale in assoluto, catalogabile forse solo con la parola "xenochrony". Questo genere o, per meglio dire, tecnica consiste nell'estrarre riff, beats e chinehapiùnemetta da un determinato brano inserendolo in un altro completamente diverso, assicurando un inaspettato ma piacevole effetto. Il primo ad usare la suddetta tecnica fu il mitico Frank Zappa, di cui siamo sicuri ne faccia uso in "Joe's Garage", nel 1979.
I primi esperimenti del chitarrista mascherato, invece, li possiamo trovare nel precedente album "Forensic Follies" (uscito sempre nel 2009, pochissimi mesi prima); in questo disco avviene la "svolta": sì, riff & beats sono riciclati da canzoni provenienti dal suo vasto repertorio, ma i patterns di batteria programmati sono completamente originali.
Il risultato è una mistura autentica di riff taglienti e robotici sposati con beats frenetici, tutto rigorosamente strumentale. Un collage musicale deformato in varie salse.
Consiglio vivamente di ascoltare la prima e omonima traccia "Needle in a Slunk Stack" per avere la giusta idea di cosa aspettarsi lungo questo tragitto fantasioso.
Buone SLUNK feste, amici.
Elenco e tracce
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