E chi se li ricordava più i Buffalo Tom... E chissà come mai mi sono tornati in mente...

In realtà, ho riattaccato la chitarra all'ampli, dopo tanti mesi, e stavo pensando a quel che sono capace di suonare. Pezzi molto rumorosi, di vaga discendenza Youngiana, e con un forte accento melodico. Che poi è anche quello che facevano, in maniera egregia, Buffalo Tom, e che io non sono mai riuscito a concretizzare con nessuno dei miei fetidi gruppi.

Trio di amici collegiali di Boston, Massachusetts, formatisi verso la fine degli anni '80, Buffalo Tom hanno sfornato una manciata di album alquanto piacevoli, anzichenò. Tra questi il mio preferito è codesto, il secondo nella loro discografia, prodotto, come il primo, da J. Mascis dei Dinosaur Jr.. Ecco, a distanza di tanti anni, e con mente un po' più obiettiva, è proprio il tocco di Mascis quello che li fa soffrire di più (ad un certo punto erano soprannominati Dinosaur Jr. Jr., a causa della somiglianza, ed infatti, dopo questo disco, lasciarono perdere mister "Freak Scene": i paragoni iniziarono ad essere troppo fastidiosi).

Perché poi, al di là delle convergenze, la scrittura di Bill Janowitz, il leader, nonché cantante e chitarrista, è di quelle di levatura alta. Dall'iniziale "Birdbrain", che ha uno dei migliori riff di alternative rock di tutti i '90, a ballate quali "Skeleton Key" o "Baby", appare chiaro che ci troviamo innanzi ad un talento tutt'altro che trascurabile.

Ed infatti io questo disco, all'epoca, lo usurai. Invaghito da dolci melodie che collidono con distorsioni notturne, energia in movimento che implode in rapide saturazioni.

Indiscutibilmente, niente di nuovo, se si pensa a quello che stavano combinando negli stessi anni Sebadoh, o qualche anno prima Husker Du, tanto per rimanere in ambito trio. Però musica onesta, sincera e con attitudine. E nei magri tempi odierni, un po' di nostalgia sovviene.

Abbandonata la produzione di Mascis, seguirono dischi più morbidi, più folk, in certi momenti quasi Byrdsiani ("Big Red Letter Day" è, stranamente, recensito, sui nostri lidi, da sfascia), finché nel 1998 i nostri si sciolsero. Dopo alcune prove soliste di Bill Janowitz, si sono riformati e nel 2007 è uscito un nuovo full-lenght che si chiama "Three Easy Pieces", di non altissima ispirazione, ma comunque ascoltabile. Se non li conoscete, credo sia meglio partiate dagli inizi: scoprirete un gruppo forse sottovalutato, ma degno di attenzione. E qualche loro canzone, sono sicuro, vi entrerà nel cuore.

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