Credo che Doug Martsch sia uno dei chitarristi più originali degli ultimi 20 anni. Con i Built to Spill ha sfornato dischi eccezionali e, almeno, un capolavoro assoluto: l'emozionante Perfect From Now On.
Musica triste, ma con sempre una punta di speranza nascosta in sé. "Agrodolce" penso sia il termine giusto. Con i suoi paesaggi sonori, il buon Doug, riesce a mettermi addosso un velo di malinconia positiva. Sensazione unica e difficile da descrivere. Una malinconia che lava l'anima quando è troppo sporca.
There is No Enemy (2009) è il disco più depresso dei BTS. L'unico in cui non trovo neanche un piccolo fascio di luce a schiarire le ombre sonore. Un disco disilluso. Rassegnato. Un lamento senza fine, enfatizzato dalla voce stanca e sofferente di Doug. E penso sia questo il "difetto" principale dell'opera.
Il fatto di trascinarsi, annoiata, per quasi tutta la sua durata. Uniche eccezioni: il punk-rock fulminante di Pat, dedicato a Pat Brown dei Treepeople, suicidatosi qualche anno fa (Pat we know you fucked up, but we don't care you fucked up... everybody's fucked up) e la splendida Tomorrow, viaggio dilatatissimo, in puro stile BTS.
Sia chiaro, la classe compositiva della band è sempre presente e il geniale chitarrismo di Doug è una garanzia. Niente di scontato o banale, ma poca energia. E, soprattutto, l'incapacità di scatenare in me la gioia dolorosa che mi trasmettono i lavori precedenti.
Un buon disco, che in alcuni punti si fossilizza senza direzioni precise, e in altri raggiunge vette elevatissime, come nel caso della ballata notturna Life's a Dream, piccola meraviglia senza tempo. O la poesia piangente di Nowhere Lullaby.
There i No Enemy: non ci sono nemici.
No, Doug... uno c'è sempre. Ed è costantemente in agguato: invecchiare.
...prima o poi tocca a tutti.
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