30 giugno 2006, L'italia si aggiudica una posizione alle semifinali dei mondiali battendo 3 a 0 l'Ucraina. Eppure in Italia, lo stesso giorno, più di 2000 persone innalzavano bandiere della Jamaica imboscate nel fossato del Castello di Otranto. L'Attesissimo concerto di Buju Banton organizzato da Alta Fedeltà Produzioni, per la sesta edizione del Salento Summer Festival ha radunato oltre a una bella squadra di sbirraglia, una marea di fan della musica reggae per l' n-esimo gemellaggio tra la cultura salentina e quella rastafari. Nel fossato del castello, dalle dimensioni notevoli si è celebrata una serata anticonformista tramite la musica spirituale del reggae puro al 100%, cantato da Buju Banton e co., uno dei migliori portavoce reggae di Bob Marley. Sound spirituale, divertente, danzereccio, e godibile sparato da delle ottime amplificazioni, ma andiamo con ordine.

Io e i miei amici partiamo m'brilli in macchina, cantando a sguarciagola le canzone dell'ultimo live dei Sud Sound System, a Otranto c'era un'aria di scirocco secca e afosa. Facendo molta attenzione ai nostri simpatici sbirri alla spina, incominciamo a fabbricare trombe, flauti, clarinetti, e tanti altri strumenti a fiato, in mezzo alla prima ondata di pubblico già in buona parte costituita da neri e rastoni. Un maxi schermo mostra il secondo tempo della partita, e solo alla buona fine di essa, incominciamo a posizionarci davanti alle transenne, sotto a un caldo impressionante. Ragazzi, ragazzine, africani e rastafariani, di nuovi pulotti, poi punkettoni con i cani e perchè no anche gente adulta, ballare per 2 ore, se non più, le basi che avevano messo di sottofondo prima del concerto. In due ore, oltre a fumare incomincio a scattare qualche foto, al palco, alle luci, agli impianti audio, alla folla, alla figa che abbondava come le foglie secche in autunno, ai cagabiccheri in divisa e ai nostri amici strafatti, quando le batterie incominciano a dare segni di debolezza. caldo, caldo e caldo, goccie di sudore a effetto pioggia colavano e nubi fumose si innalzavano da ogni angolo, quando ecco entrare in scena il trio gospel femminile, tre grandi gnoccone nere vestite attillate cantare ai ritmi dub con le loro potenti voci espressive. Solo quando il grande Buju entra in scena, con un effetto luci sorprendente, la fotocamera si spegne, ma mi lascia modo di m'punnare e pogare a ritmo come il resto della folla scalmanata. Buju salta come un topo e le ginocchia gli arrivano in faccia, il pubblico col passare del tempo diventa musica, con il reggae benvenga se conosci le canzoni, ma in caso contrario non importa perchè tu stesso diventi il reggae, tralasciando il carburante verde per cui ci si continua eternamente a lottare, non ti fermi e non puoi fermarti, soprattutto quando davanti a te, altissimo e con i rasta, Buju canta e bella, mostrando anche più volte il pacco. Buju, 33 anni, ha alle spalle parecchie precedenze penali ed è sempre sotto il mirino dei difensori dei movimenti omosessuali, in quanto il nostro omofobo esprime opinioni sessuali estremiste scagliandosi contro chi non rispetta la naturalità dei rapporti, e non per un semplice fatto di razzismo ma per una credenza totale della religione rastafari che impedisce assolutamente la violenza alla natura. Lo stile inconfondibile del Jamaicano, si differenzia da altri artisti reggae per uno spettacolare incisivo e potente timbro vocale, profondo espressivo e rauco.

Le canzoni erano tratte da "Friends For Life", "Unchained Spirit" e "Untold Stories", ma sono state esibite anche altre canzoni di vari artisti reggae internazionali. Insomma un'ottima serata quella di Otranto, un tuffo nella cultura della Jamaica, e alla fine del concerto mentre la folla rilassata soffiettava spensierata, un'orda di puffi armati di manganello hanno fatto irruzione facendo si che in tre secondi tutti fossero fuori dal fossato. Conclude la serata uno spiacevole episodio di razzismo da parte di una donna ubriaca che offendeva a mò di "Piazza aperta - grande show" tutti gli afro-fan presenti in quella serata.

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