Il disco live è sempre un appuntamento decisivo per un gruppo rock chiamato a confermare la propria capacita di mantenere intatta sul palco l'energia dei brani espressa in studio. Camel supera a pieni voti la prova con questo doppio album, vero must per i cultori del gruppo, sempre vissuto un po' ai margini della affollata scena prog dei '70, sospeso in questa dimensione sonora romantica e gentile del Canterbury sound.

L'opera si apre con "Never Let Go" brano curiosamente venato di suggestioni funky che sostengono il mansueto cantato di Latimer che si ripropone nella successiva "Song within a Song" stavolta nella tradizione del classico Camel-sound, melodie geniali nella loro semplicità, quasi una musica a misura d'uomo. La prolifica accoppiata Latimer-Bardens firma anche la successiva "Lunar Sea" che dopo un etereo intro si addentra in una furiosa cavalcata in cui la chitarra di Latimer si dimostra sempre molto lirica e riconoscibile. Una strizzatina d'occhio alle sirene del jazz-rock, vera tentazione per ogni musicista dell'epoca, e si parte per "Skylines" tra i trilli di piano elettrico e borbottii di moog del compianto Bardens, intelligente e discreto architetto delle armonie del gruppo.
Una gradevole ed anonima "Ligging at Louis" anticipa "Lady Fantasy", contributo d'ensemble dei Camel, divenuto presto un loro classico live: un paio di quiete strofe iniziali colorate dall'Hammond di Bardens che sfociano sul solito fast-tempo che ospita le evoluzioni della sei corde di Latimer, prima di un bridge dolce e malinconico e del finale dai toni epici.

La seconda parte del concerto è riservata ad una performance del 1975 in cui eseguono per intero, alla Royal Albert Hall di Londra, la suite "The Snow Goose" accompagnati dalla London Symphony Orchestra diretta da David Bedford, ben recensita sotto il titolo relativo. La versione dal vivo risulta molto emozionante seppur penalizzata nella purezza dei suoni acustici del flauto e dell'orchestra, il cui connubio con la musica rock è da sempre sofferto in termini timbrici, ma il tutto è compensato dalla estrema suggestione musicale di questo piccolo capolavoro del Canterbury sound.

In definitiva una grande prova del gruppo che conferma di essere padrone del linguaggio romantic rock, caratterizzandolo con l'impronta personale e riconoscibile del talentuoso chitarrista-flautista Latimer, nonchè dell'intelligenza degli arrangiamenti del tastierista Bardens.

Da avere.

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