Si parte con "Fun" e "Games". C'è altro da dire? Il clima è questo, quello di una festa. Sono sei i protagonisti: Cannonball Adderley (alto sax), suo fratello Nat (cornet), Joe Zawinul (piano), Victor Gaskin (bass), Roy McCurdy (drums) e il pubblico. Persino dai solchi di un disco, persino quarant'anni dopo, è facile percepire lo scambio che è avvenuto il 20 ottobre del 1966, a L.A.: tu dai qualcosa a me, io do qualcosa a te. Così dovrebbero essere tutti i concerti del mondo, così di sicuro è questo in particolare.
Il gruppo è allegro, è swingante, voglioso di divertire. E se dopo il fuoco delle due composizioni di Nat Adderley si passa all'emozione del capolavoro di Joe Zawinul che dà il titolo all'album...sicuri, come lo sono io, che chi ascoltava ha ricevuto tanto. Joe suona qui il piano elettrico (uno dei primi casi nel jazz), il suo morbido suono si sposa alla perfezione con il sax potente, passionale di Cannonball. Totale. Quando finisce, mi chiedo sempre cosa diavolo suonino in quei cinque minuti, quale incantesimo eseguano sulle mie orecchie. Percepisco solo una sensazione, e me ne sazio.
Certo però che "Mercy, Mercy, Mercy" non è una cattadrale nel deserto, e sarebbe ingiusto ignorare l'energia delle altre composizioni. L'atmosfera è sicuramente diversa, ma incredibilmente non stride, non c'è salto fra i due mondi, e questo è qualcosa che solo i grandi gruppi sanno fare. Questo live è buono per scaldare i muscoli, ed è buono per scaldare il cuore.
L'eloquenza di Cannonball si fonde con l'intelligenza e il fuoco di Nat, entrambi supportati da una ritmica che più passionale, rovente e dinamica non si può. Non si direbbe, seguendo lo stereotipo, che un austriaco sappia essere così caliente, anche se supportato da un duo contrabbasso/batteria di quelli solidi e versatili. Eppure Joe è lì, e swinga, e tutto il gruppo swinga, e lui è lì e, come direbbero gli americani, "knows how to feed the soloists".
E il quintetto tutto nutre noi, che quarant'anni dopo riascoltiamo la magia di quella notte d'ottobre che, dopo il passaggio della palla di cannone, un po' più calda lo è diventata.
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