Val d'Elsa, 1946. Mara, una giovane ragazza di 16 anni, che vive col padre, un fervente comunista, la madre e il fratellino, conosce Arturo Cappellini, detto Bube, un giovane partigiano amico e compagno del deceduto fratellastro di Mara, Sante. I due iniziano a frequentarsi e il loro rapporto si evolverà nel corso della storia, fino a renderli indivisibili.

Scritto in modo molto fluente e accessibile, l'Autore crea un romanzo neorealistico rosa con in sottofondo la realtà del secondo dopoguerra. Uno dei punti più riusciti è sicuramente la maturazione intrapresa da Mara nel corso del romanzo, diventando da una giovane frivola e a tratti presuntuosa una ragazza più seria, consapevole e, pensando a tutto quello che ha passato, amabile. Similmente Bube cambia opinione sui suoi trascorsi e raggiunge una sorta di illuminazione, capendo che per orgoglio ha sempre fatto il lavoro sporco pagandone ogni volta le conseguenze.

Veramente un ottimo romanzo, ma trovo che alcuni dialoghi tra Mara e Bube siano troppo "appassionati": loro stessi ammettono di essere degli "ignoranti", e usando dei termini esageratamente ispirati o complicati, si rischia di perdere un po' delle atmosfere realistiche. Inoltre alla fine i fatti e gli avvenimenti sono veramente pochi, e Mara e Bube sono stati insieme per un tempo abbastanza limitato (infatti Bube finirà in prigione per aver ammazzato un maresciallo fascista). Ciononostante la facile scrittura che riesce a renderlo fresco, e l'accadimento dei fatti in uno sfondo socio-politico che influenza il corso degli eventi lo rendono un romanzo molto piacevole ed esauriente

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