Ne avevamo parlato assieme qualche tempo fa... vi state chiedendo di chi? Ma dai su, di quei due simpatici nullafacenti dei Carnival In Coal, il duo francese che si divertiva a prenderci per i fondelli propinandoci album con delle basi musicali complesse e dei testi fuori dal normale, ma sono sempre stati così? La risposta è no, cioè almeno questa cosa non è vera del tutto, dal momento che se le musiche anche agli albori erano molto articolate, ciò che in un certo senso prendeva un'altra direzione erano i testi, basati su tematiche a sfondo sessuale (alle volte al limite dell'omosessualità e del feticismo), arrivando però a deridere anche i tipici temi di altri generi metal. Il disco che raggruppa dentro se tutte queste caratteristiche è sicuramente il primo, quel "Viva La Vida" che ha gettato in pasto all'audience per la prima volta questa sperimentale band francese.
Dopo svariati ascolti dati al disco la prima cosa che bisogna notare è che sicuramente è il prodotto più "normale" che i C in C abbiano mai prodotto, pur presentando al suo interno già numerose anomalie e scelte musicali fuori dal comune, come si può notare nella quarta traccia "Got Rape", tutta giocata su una base melodica dance anni '70/'80, sulla quale si poggia il growl gutturale del cantante prima e un batteria impazzita dopo. Se musicalmente questo episodio non risulta essere troppo estremo, a schockare sono invece le liriche che parlano di uno stupro subito da un uomo dentro ad un sexy-shop da parte di due giovani ragazze. Non scandalizzatevi però, questo è solo un breve passo in questo mare di assurda e fascinosa volgarità, visto che su questa direzione si muoveranno poi "She-Male Whoreorgasm" o ancora "XXX Dog Petting" senza dimenticare "Urine Facewash", robba da far vomitare anche la persona più forte di stomaco. In questo mare di estrema sconcezza e violenza musicale, i nostri francesi si divertono, come si diceva prima, anche a prendere un po' per il sedere altri generi musicali, come avviene in "A Swedish Winter Tale", una canzone tutta recitata (si... si qualcuno sta pensando alla presa per i fondelli dei Rhapsody, credo sia proprio riferita a loro) dove si parla di spadoni, foreste e tutte queste storielle da power/epic metal. Naturalmente come è solito trovare nei dischi di questi tizi, ci sono anche delle vere e proprie schifezze in mezzo, mi viene da pensare in primis alla conclusiva "Turn Everything Upside Down Twice", davvero inutile, o ancora la già citata "XXX Dog Petting".
Musicalmente ci troviamo davanti ad un prodotto più compatto rispetto ai successivi, che si basa molto sulla ricerca in chiave metallica di una melodia quasi pop, alla quale fa da contr'altare la voce Arno, profonda come non mai tanto da risultare in più di un frangente eccessiva nei confronti delle musiche, ma ciò che davvero infastidisce, spiace dirlo, questa volta sono proprio i testi, disgustosi ed inutilmente vogliosi di colpire (come poi...) l'ascoltatore.
Detto ciò non credo ci sia altro da aggiungere, se non che questa volta in generale il disco non raggiunge una piena sufficienza, peccato perchè i presupposti per fare bene c'erano davvero tutti.
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