Un nuovo, orrendo cancro ha percorso le distese ghiacciate della Norvegia per venire a diffondere il Male nel mondo. Quattro demoni vomitati dalle viscere dell'inferno intonano il nuovo inno di perdizione che sorge dal Nord. Il loro nome è Carpathian Forest e, popolo del Metal in piedi, questo è DEFENDING THE THRONE OF EVIL.
Per sollevare il velo e entrare nella non-luce lasciatevi sprofondare nelle abissali acque della prima, enigmatica "It's Darker Than You Think". Una macabra, profonda scala pianistica apre lentamente, caricando l'atmosfera di oscuri presagi, in un crescendo di follia più cupo, sempre più cupo... una spasimante nota di basso introduce un riff devastante, massiccio, che va ad incoronare uno scream malato, morboso... i primi giri sono grezzi, aspri, ma la chitarra inserisce un elemento strumentale magnifico, che duetta con la voce, avvolgendola e lacerandosi, mischiandosi con essa in una impura unione. Il ritmo cambia ancora, evolvendosi in un ritornello violento, scandito e tagliato dagli inserimenti vocali rabbiosi di Natterfrost, che disperatamente insegue una melodia ossessiva, angosciante.
La seconda traccia, in madrelingua, è martellante, ripetitiva, pesante nel senso più true del termine. La voce vi sperimenta tonalità ibride e malsane, capolavori di genio black.
In terza posizione non passa inosservata "The Well Of All Human Tears". Imponente nella sua cupa forza, si ammanta di atmosfere inquietanti fatte di argentini scampanellii che nascondono le sue orride fattezze senza però celarle del tutto.
Da "Put To Sleep Like a Sick Animal" fino a "Christian Incoherent Drivel" il percorso è fatto di morte, distruzione, violenza e fredda pazzia, che raggiunge le sue vette massime nella ferale "One With The Earth". La melodia è rimpiazzata da rabbiosi riff che sembrano pulsare, animati da una malefica forza intorno ad una voce inumana, un grido da un altro mondo.
La decima posizione pone fine all'escalation. Ma se ascolterete i pochi secondi di silenzio insolito, rotto solo da un debole fischio, vi accorgerete che "The Old House On The Hill" non è una traccia come le altre... un gelo inquietante si insinua nell'aria... una melodia veloce, infantile, quasi allegra si diffonde improvvisamente, accompagnata da uno scream lontano, soffocato, lacerante... e in un attimo tornerete bambini, in quella notte quando vi raggomitolavate sotto le coperte nella vostra cameretta, atterriti da un temporale che con i suoi maligni tuoni risvegliava tutte le vostre più assurde paure che in quel momento erano così reali, che alla luce di quei macabri lampi trasformava i sorrisi giocosi dei pupazzi sulla mensola in ghigni orribili, i loro occhi innocenti in orbite vuote, i loro morbidi corpi in scheletrici arti che si protendevano dal regno delle ombre per trascinarvi nella follia...
Un altro piccolo capolavoro è la song successiva, Nekrophiliac. Perversa nei suoi tratti lenti, ferocemente sofferti, guarnita di momenti di furiosa velocità che esprimono una rabbia viscerale, insensata e per questo molto più inquietante, si spegne sfumando, accompagnata da un fischio lungo, macabro, funereo…si, è proprio un sax.
Strumento che rende uniche le angoscianti note di "Cold Murderous Music", l'ultima, deliziosa track dell'album. Un cantato che riprende quello di "The Old House On The Hill" completa una melodia graffiata, sporca, le cui delicate tele strumentali vengono strappate da vibranti note di sax, come l'imene di un'amante demoniaca...
E non vi assicuro che riuscirete ad addormentarvi...
"...watching, waiting, observing, my Fallen Angel..."
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