"Morbid Fascination of Death", del 2001, già dalla copertina va a richiamare la continuità stilistica con l'album precedente, "Strange Old Brew", con il quale va a comporre un ideale dittico.
Nordavind (purtroppo, aggiungo io) abbandona la band proprio durante le registrazioni di questo album, che a mio parere rappresenta l'ultimo lavoro credibile dei Carpathian Forest.
Adesso il progetto ruota attorno a quel nanaccio alcolizzato di Nattefrost e non è un caso che si vadano ad intensificare quelle influenze thrash e punk che da sempre ispirano la penna del Nostro. Per fortuna il buon Nordavind, prima di salutarci per sempre, ci lascia con un pugno di pezzi che vanno provvidenzialmente a riesumare il lato più introspettivo dei Carpathian Forest, andando così a risollevare le sorti di un album che altrimenti avrebbe veramente avuto poco a che fare con il black metal.

Nordavind compare ancora nella formazione, e presterà qua la sua chitarra, là la sua tastiera, ma la maggioranza dei brani vede la presenza dei soli Nattefrost (chitarra e voce), Tchort (basso) e Kobro (batteria), coadiuvati via via da un nugolo di comparse chiamate a dare il loro risicato contributo. "Welcome to hell!!! You sexual demoralised son of a beach..." è l'elegante benvenuto rivolto al nuovo componente Vrangsinn, che però combinerà ben poco su questo album.

Ritmi marziali, synth, basso distorto e il gracchiare di Nattefrost in "Fever, Flames and Hell" ci introducono al mood alienato e perverso dell'album: è evidente come la musica dei Carpathian Forest, privata della sua anima "depressive", abbia definitivamente virato versi i toni eccessivi e provocatori di un black'n'roll sporco ed essenziale, sempre più inzuppato di vizi, stravizi, sesso, sevizie, suggestioni para-militari ed un anticristianesimo sui generis ("You are born by a whore by a filthy cunt which spreads disease: the disease of God" è la frase all'interno del booklet che meglio di altre mille parole spiega l'attitudine della band, sempre più lontana, nonostante il monicker, da foreste, notti gelide, lupi mannari e lune piene).

Che dire, seppur privo di sostanziali novità, l'album è ben confezionato e vede musicisti sempre più affiatati che con potenza e precisione, e pescando in egual modo da thrash, death, punk e black, vanno a tratteggiare spigolosi bozzetti pregni di cattiveria e morbose visioni: se "Doomed to Walk the Earth as Slaves of the Living Dead" ci consegna i Carpathian Forest più tipici, la title-track ci ricorda non poco gli Immortal di "Battles in the North", mentre la successiva "Through Self-Mutilation" parte con un riff certamente scippato ai Morbid Angel (influenza che rileveremo in più di un episodio).

A testimoniare però l'inizio di un incipiente calo di ispirazione, ecco che troviamo la riproposizione di un classicissimo di sempre, "Carpathian Forest", vero inno del "Misanthropic Black Metal" dei Carpahian Forest, che finalmente possiamo udire rinvigorita da una produzione professionale.

Il black, sostanzialmente, risiede nell'ugola scartavetrata di Natterfrost, e nelle tinte nere che Nordavind ha saputo qua e là lasciare come ricordo di sé. "A World of Bones", che pare scritta da Burzum, è una gelida ed inesorabile marcia di decadenza e misantropia sorretta da arpeggi sfrigolanti e da tetre tastiere. "Cold Comfort", probabilmente scritta da un Badalamenti posseduto dal Demonio, è la tipica ballata di piano e sax che oramai è divenuta una consuetudine in casa Carpathian Forest e che va a richiamare direttamente gli umori di quella "The House of Whipchord" che ci aveva sconvolto nel precedente "Strange Old Brew".

La conclusiva "Speechless", infine, per solo chitarra, piano e sussurri, interamente eseguita da Nordavind, è il degno saluto dell'anima più propriamente black dei Carpathian Forest (nonché della ghigna più inquietante del black metal tutto - vedere le foto per credere!).

C'è anche spazio per due bonus-track: "Ghoul", dei Mayhem, è una cover da intenditori che va a riesumare l'unica testimonianza in studio del compianto Dead; "Nostalgia" è invece una suggestiva escursione di quasi dieci minuti di pianoforte e sassofono, che però va ad abusare di una formula che inizia a perdere il suo carattere di novità.

Se vi è piaciuto "Old Strange Brew", non potete privarvi di questo "Morbid Fascination of Death" che ne è la degna continuazione.

Elenco tracce e samples

01   Fever, Flames and Hell (02:31)

02   Doomed to Walk the Earth as Slaves of the Living Dead (03:13)

03   Morbid Fascination of Death (02:28)

04   Through Self-Mutilation (02:59)

05   Knokkelmann (03:42)

06   Warlord of Misantrophy (02:44)

07   A World of Bones (04:43)

08   Carpathian Forest (02:06)

09   Cold Comfort (05:08)

10   Speechless (03:27)

11   Ghoul (03:40)

12   Nostalgia (demo) (09:35)

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