"Through Chasm, Caves And Titan Woods" segna il primo capitolo della lunga ma onorata carriera di una delle black metal band norvegesi che hanno fatto la storia. L'EP registrato nell'ormai lontano 1995, anno in cui emergevano gruppi della seconda grande ondata black metal, raccoglie al suo interno 5 tracce per una lunghezza totale dell'EP di 18 minuti e 40 secondi circa. L'esordio dei Carpathian Forest è a dir poco straordinario poichè nei loro brani non ricercano solo la cattiveria, come si è soliti sentire negli album d'inizio di molte band, ma anzi cercano di dar un tono epico al loro lavoro pur mantenendo il tutto sotto una nube oscura e malsana.

La prima traccia dall'omonimo nome della band Carpathian Forest inizia con quel classico stile black'n'roll che ha sempre caratterizzato tutta la loro carriera; malinconico l'assolo subito dopo il quale si alternano tastiere corali a parti thrasheggianti sostenute da uno scream malvagio... La seconda traccia "The Pale Mist Hovers Towards The Nightly Shores" prosegue il cammino black'n'roll con un riff tagliente e veloce che a metà canzone lascia il posto prima a un assolo ragionato e poi a una serie di assoli in tremolo picking quasi a ricordare lo stile slayeriano. Si passa così alla terza traccia "The Eclipse/The Raven" che spicca per la sua maestosa bellezza e originalità. Qui i compositori Natterfrost e Nordavind ispirati dal famoso poema "The Raven" di Edgar Allan Poe con solo l'uso di una chitarra acustica e tastiera danno via a uno dei punti piu alti dell'album. Dopo quei 4 minuti scarsi di rara bellezza si ritorna al classico stile Carpathian Forest in "When Thousand Moons Have Circled" caratterizzata da un originale riffing che si coglie soprattutto alla fine e da un ottimo uso anche se modesto delle tastiere che la avvolgono in un'aura del male. E siamo giunti alla fine con a mio avviso l'apice compositivo dell'album: "Journey Through the Cold Moors of Svarttjern". Le chitarre (sia acustica che elettrica) svolgono il loro dovere con una proposta azzeccata anche se penalizzata dalla scarsa qualità della registrazione, le tastiere sono sublimi e evocative e Nattefrost emette ululati in stile depressive che rendono il tutto più disperato e sofferto.

L'album è accompagnato da una copertina assai tetra in bianco e nero con in rilievo un paesaggio di abeti e in lontananza una sorta di chiesa.

Insomma un disco da avere poichè le atmosfere ricercate che vi sono contenute in questo album non si troveranno più nei successivi full lenght della band.

 Giudizio personale: 9

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