Adeguarsi uccide l'anima. Cassandra è una disadattata per questo mondo. Così fugge, o ci viene incontro, coi suoi mutandoni contenitivi neri. Senza stella polare, corre. Punta costellazioni. Osserva il pianeta. L'entomologia entra nel pop rock. E portava a spasso un cane a tre zampe. Ora lava via la sensualità intrisa negli occhi azzurri e nei capelli rossi. Non si preoccupa della sterilizzazione del gatto: venti minuti di troppo. Troppo distaccata per pensare a un uomo. Newyorchese dal cuore desolato e idillico. Sensibilità offerta ai linciaggi quotidiani. Le aspirazioni artistiche proiettate su un piano naturalistico. La mente distante. Una bella voce, un po' spinosa, come l'uva spina. Un bel canto, ricoperto di carta velina; sotto la carta, triste. Con un cesto di fragole, per la nonna, Cassandra è già a imboccare il bosco. Non profetizza sventure, se non personali.
Folk pop, indie rock, ballate e field recordings. E comportamenti nevrotici; synth e jazz di sottofondo. La songwriter ti accompagna nelle sue narrazioni libere e disilluse. La sua scrittura si fa a tratti più esile, a tratti più graffiante. Un palloncino in equilibrio su uno spillo. Con un colpo, Cassandra dice che la sua mente e il suo cuore le appartengono. Dal suo mondo di solitudine, chiede di credere ancora nella bontà delle persone. «It’s a thin line over the planet / Just a thin line between us and nothingness». Quello che è sottile è profondo.
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