Quando nel 1994 i negozi esponevano il primo album dei Rhapsody per noi amanti del power metal fù l'inizio di un nuovo periodo. Noi che amavamo gli assoli di tastiera con effetto magico e cori melodici con batteria a doppio pedale ci addentravamo in un nuovo power, incitati dal fatto che la band fosse italiana, questa volta molto fantasy ed epico, estremo e curato.

Durò degli anni, e chi ebbe l'occasione di crescere si accorse forse troppo tardi di aver perso molto tempo, o meglio di essersi inserito in un contesto banalissimo, un contesto che ha sotterrato il power metal e lo ha coperto di cemento, lasciandolo morire lentamente. Dopo aver consumato "Vision" degli Stratovarius, ed "Ecliptica" dei Sonata Arctica cerco ancora il "metallo potente" nelle scuole finlandesi, quando ecco che mi trovo di fronte ai 'Celesty', e allora ottengo una conquista, una rinascita, una nuova forza, un power metal degno del nome.

Questo per me è un power da cinque stelline, eccovelo: "Reign Of Elements". Sinceramente, con questo album non abbiamo molto di più che una musica metal melodica ambientata in zone medioevali mai esistite, e tutto condito con sinfonie epicheggianti, ma il bello sta nella semplicità interna al progetto. Se i Rhapsody fanno assoloni complicati e velocissimi, i Celesty nemmeno ci provano, e riescono a soddifare l'ascoltatore per il fatto di riuscire a rappresentare ciò che vogliono senza doversi immergere in assurde tecniche.
La musica è schietta, ha un impatto diretto, le melodie entrano in testa al primo ascolto
, i ritornelli si lasciano cantare senza prima imparare la canzone, e l'effetto "Gasante" non tarda a salire sulla superficie della pelle. La voce è ottima, perchè una volta tanto cerca di esprimere emozioni piuttosto che innalzare acuti ed è calda e teatrale, perfettamente godibile. Aggiungeteci una partecipazione di Jani dei Sonata Arctica alla chitarra, ed ecco a voi un epic\power metal potente, carico, dolce, melodico, schietto e sincero pronto a soddisfare chi è rimasto deluso dall'andamento di tante band, a partire dagli Stratovarius fino a seguire.

Non è un album nuovo, ma bensì del 2002, una riscoperta che anticipa il già recensito "Legacy Of Hate" e chiude in soli due album la discografia di una band che avrebbe potuto farsi valere benissimo avendo tutte le carte in regola per competere con altri cloni metallici. Gli ascolti consigliati spaziano dalla veloce, potente e melodica "Revenge" con tratti malinconici alla title track molto epica e teatrale.

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