Intervallo Lucido. Ok, devo essermi perso qualcosa. Provo a riascoltarlo, ancora, ancora, ma qui di lucido ci vedo solo il titolo. Anzi neanche quello...
Allora, cerchiamo di essere "lucidi" per un momento. Tentiamo di descrivere adeguatamente il terzo lavoro di questo folle quintetto di Denver. Ormai siamo abituati ad ascoltare band che si muovono sul filo del caos, sia che provengano da ambiente post hardcore o dal metal nel senso più stretto, pensiamo alla follia dei Converge nel primo caso, o ai tempi dispari dei Meshuggah nel secondo, ai Dog Fashion Disco, o ai Fantomas, ai Mr.Bungle e ai mille progetti paralleli di Mike Patton, o ai Reiter che mischiano con naturalezza disarmante generi agli antipodi come il folk, il brutal, il gothic o il black metal. E' inutile soffermarsi su questo aspetto, di nomi se ne possono fare a migliaia. Ma Lucid Interval no. Lucid Interval è davvero troppo. Quello che non avreste mai pensato che la follia più cieca potesse mettere in musica, loro l'hanno fatto. E dire che eravamo ben preparati. Già Expliting Dysfunction aveva messo in evidenza questi aspetti, ci aveva presentato una band totalmente folle, autrice di un genere definito dai soliti etichettari hydro-grind, mischiando grind, fusion, death metal e jazz, padrona di una tecnica mostruosa e di una ricchezza di idee che se fossero monete riempirebbero il deposito di Zio Paperone. Ma i Cephalic Carnage che hanno composto questo disco sembrano avere un'entità sovrannaturale che li guida, una rotella in più nel cervello che fa funzionare male tutte le altre, sembrano voler dire "Ok volete sapere come si fa un disco "veramente" malato? Ve lo insegniamo noi".

Immaginatevi la scena. I Nasum un giorno si svegliano di buon mattino e cominciano ad ascoltare Mr. Bungle, Neurosis e Dillinger Escape Plan fino a sera, alla fine stremati da lunghi caffè per rimanere svegli e totalmente ubriachi decidono di incidere un disco suonando le canzoni dei Cynic e degli Impaled Nazarene alla maniera dei Cannibal Corpse o degli Anal Cunt. Se tutto ciò accadesse davvero, probabilmente il risultato non sarebbe molto diverso dal disco che ci troviamo tra le mani.

Lucid Interval è l'esatta antitesi della lucidità! Quello che può sembrare assurdo qui diventa la norma, si viene trasportati nel bel mezzo di un minestrone sonoro dove i volumi vanno a puttane, riff annichilenti si intrecciano con strutture complicatissime, con una voce che passa dal growl più cupo allo scream più lacerante, momenti acustici, beat, elettronica, grind, squarci black metal, accelerate estreme, rallentamenti altrettanto estremi, chitarre pesanti come macigni che sembrano voler portarti via la carne dalla pelle. Inizialmente ci si può chiedere cosa ci sia dietro questa concezione della musica. Ma poi diventa tutto più chiaro (o se preferite più "lucido") quando traspare l'ironia che domina il fondo, pensate anche solo al titolo "Black Metal Sabbath" (dove sembra quasi di sentire dei Children Of Bodom ispirati che si dedicano al black metal e lo mischiano col grind, prima di passare a dei riff death metal che soffocano letteralmente). Pensate ai ben 21 minuti della conclusiva "Arsonist Savior", divisa in due parti intervallate da un lungo silenzio che porta via buon parte della sua durata, dove al ferocissimo grind/death sparato a mille della prima si alternano i momenti ambient/esoterici della seconda, con relativa melodia di fondo, pur sempre accompagnati da una chitarra tremendamente bassa e brutale. Pensate alla chitarra acustica in "Cannabism", con tanto di vocina da chipmuks!! O pensate anche solo alla durata delle canzoni, dove le "normali" di 3 o 6 minuti si alternano ad altre sparate per una manciata di secondi.

Lucid Interval non può non spaventare chi si appresta ad ascoltarlo (per non parlare di chi lo ascolta). Ma la pura verità è che una volta inserito nello stereo, toglierlo sarà impossibile, per via di una forza irrefrenabile, misteriosa e affascinante con il quale il gruppo chiama a sé l'ascoltatore, lo fa immergere nelle sue strutture, nella sua brutalità, nella sua confusione, nella sua ironia. Alla fine si finisce per ascoltarlo con interesse sempre crescente anche solo per vedere come va a finire, o quali altre assurde sorprese il gruppo ha in serbo per noi. Lucid Interval è uno spettacolo. Cazzo, è un fottutissimo spettacolo e le orecchie di chi ascolta non possono non gioirne, si tratti di ascoltare la melodia, la brutalità, i riff da headbanding, le parti più atmosferiche... Lucid Interval è la perfezione dell'imperfezione, è un insieme di significati che non ha significato, un copia/incolla di sonorità come metafora del concatenarsi dei pensieri, il concetto del flusso di coscienza messo in musica, della pazzia più totale, la sintesi del cervello umano nel suo periodo di crisi cronica.

C'è ancora da chiedersi cosa ci sia dietro al titolo Lucid Interval. Ma forse questo "intervallo" è proprio il lasso di tempo nel quale lo ascolterete, nel quale sarete immersi nell'oblio, dove la mente DEVE viaggiare e tentare di rimanere lucidi sarà una sofferenza atroce.
Un disco malato di mente inciso da dei malati di mente per dei malati di mente? E' un'opinione... Ma qui il vero malato di mente mi sembra chi se lo lascia scappare. Non fatelo anche voi: siate "lucidi" per una volta. Geniale, semplicemente.

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