(presenti leggeri spoiler)
Ecco perchè mi piace il Cinema. Perchè senza mi sentirei un completo analfabeta emozionale. Sin da quando ho iniziato a divorare film, mi sono imbattuto in pellicole aventi questa rara, magica capacità di incarnare un modo d'essere, un sentimento a me affine ma fino a quel momento inafferrabile.
"Anomalisa" si è rilevata essere una di quelle pellicole speciali. Film d'animazione in stop-motion, è uscito nel 2015 dopo un travagliato parto decennale della mente di Charlie Kaufman, già sceneggiatore per Spike Jonze e Michael Gondry e regista esordiente con "Synecdoche, New York", altro film fuori dai canoni.
Una trama tanto scarna quanto geniale, che giustifica a pieno l'utilizzo dell'animazione: nel mondo del famoso oratore motivazionale Michael Stone tutte le persone hanno lo stesso volto e la stessa voce. Durante un viaggio a Cincinnati contatta una sua vecchia fiamma in cerca di evasione dalla sua tediosa solitudine, ma l'incontro si rivela disastroso. Sarà invece un altro incontro inaspettato, con una donna diversa dalle altre, con voce e volto propri, a farci partecipi di una gioia tanto immensa quanto estemporanea, di quell'anomalia di cui parla il titolo.
Fin da subito ho percepito l'eccezionalità di questo film; la stop-motion utilizzata è infatti caratterizzata da un realismo estremo (direi quasi grottesco) per ambientazioni, costumi e tratti somatici, eccezion fatta per delle ben visibili giunture presenti sul volto dei personaggi, che ci fanno pensare al loro viso come un pezzo intercambiabile. Maschere che per Michael non rappresentano altro che la tremenda, piatta monotonia della sua esistenza, declinata in un enorme gruppo di individui percepiti come "altro".
Ed è appunto il tema dell'incomunicabilità che viene sviscerato in maniera perfetta attraverso questa metafora, e del possibile (ma temporaneo) abbattimento di quella barriera; a chi è capitato di udire davvero una voce unica e fuori dal coro, per lui salvifica e angelica, questo film dovrebbe provocare più di un sussulto emotivo. La sceneggiatura è talmente ben studiata che non ho potuto non fare mio il punto di vista di Michael, nonostante il background quasi inesistente; fin dall'inizio ogni espressione, ogni gesto, rivelano empatia e travaglio interiore a cui non si può restare indifferenti.
A parte qualche deliziosa parentesi comica, è la tensione drammatica ed emozionale a far da padrone, insieme ad un'altra costante: la spontaneità dei gesti e delle azioni. Kaufman dipinge con maestria l'approccio amoroso fra due esseri umani, ne esalta gesti ed espressioni spesso impercettibili, caricandoli di naturalezza e dolcezza. Non avrei mai pensato di trovare la scena di sesso più umana che abbia mai visto in un film fatto con dei pupazzi. Neanche avrei pensato di poter soffrire dopo la rottura dell'idillio. "Cosa bella e mortal passa e non dura", lo dicevano già i nostri poeti 700 anni fa, ma questo film evidenzia molto bene la rottura provocata dalle dinamiche sociali, senza sminuire il mistero insito nell'amore.
L'amore di una notte che si fa esperienza assoluta, culmine a cui non può che seguire una ricaduta nelle convenzioni (gabbie) sociali, nel perfetto piattume quotidiano.
Tematiche sì già affrontate, ma non in questa particolare maniera, che fra realismo e metafora, fra mondo interiore ed esteriore, si presenta come potentemente umana, e fa dell'anomalia e del difetto il suo manifesto.
Da applausi anche le performance vocali, la regia e l'amore per il dettaglio di Kaufman. Un gioiello.

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