Spesso il male di vivere ho incontrato

Heroin Man è il capolavoro indiscusso dei texani Cherubs. Un assalto sonoro implacabile, un album che sa di inevitabile decadenza, di sofferenza esistenziale, di traumi repressi sfociati in orride nevrosi. Basta ascoltare l'opener Stag Party: un'eruzione piroclastica ai limiti del puro rumore dove di tanto in tanto si distingue una trama, emergono urla disperate. Un calcio nei coglioni, un cioccolatino coi vermi, una merda di maiale calpestata con le scarpe firmate da Winona Ryder.

Il vero spettacolo inizia con la quinta traccia Dave of the Moon, dedicata all'eroinomane amico della band Dave DeLuna (appunto), morto di overdose: procede sommessa fino a deflagrare nel ritornello e nel finale e fare a pezzi il cuore. Roba degna dei Black Flag lato B. Segue Coonass, catchy e infernale al tempo stesso, con quel grido ferino di chi sta per affogare, di chi ha perso ogni speranza, ogni voglia di lottare. E tra torrenti impetuosi di chitarre abrasive e soffocanti e la batteria che martella sul cranio, trova spazio anche una canzone paurosa come Playdough. Uno degli album più memorabili del '94, un'opera imprescindibile del noise rock.

Un tossico affogato nella vasca di un cesso lercio e squallido. Quella copertina canta.

Alla prossima.

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