Un giovane uomo se ne sta seduto sul davanzale della finestra impugnando la sua Conn Constellation e soffiando fuori dalla campana un´ispirata melodia che fa da richiamo a un folto gruppo di persone soggiogate dal lirismo di questa musica, quasi come se fosse quella del pifferaio magico della fiaba dei fratelli Grimm.

Oggi però non vi racconterò una fiaba, piuttosto una storia vera. Una storia senza lieto fine.

Poco più tardi lo stesso giovanotto con la tromba, scortato dalla polizia penitenziaria, fa il suo ingresso nel carcere della città. Le sue generalità vengono trascritte dal suo passaporto americano: Chesney Henry Baker Jr. nato a Yale in Oklahoma il 23 dicembre del 1929, di professione musicista jazz. Siamo in Italia. Siamo a Lucca, e sono gli ultimi mesi del 1960.

Eppure nel 1955 DownBeat lo ha eletto migliore trombettista d´America, portando via il primato a gente del calibro di Dizzy Gillespie e Clifford Brown. Ecco perché solo tre anni prima Gerry Mulligan, con piena consapevolezza e lungimiranza, lo ha fortemente voluto nel suo piano-less quartet.

A LA nello stesso periodo è la “fabbrica dei sogni” che lo vuole come nuovo James Dean, lo blandisce con allettanti proposte pur di sfruttare la sua grande bellezza e la sua indole da poete maudit. Cinecittà´ gli offre un cameo nel musicarello di Lucio Fulci “Urlatori alla Sbarra” dove, abbracciando la sua tromba disteso in una vasca da bagno, cerca disperatamente di dormire mentre Mina e Celentano, accompagnati da un´improbabile orchestrina, stanno provando il pezzo presentato da Wilma De Angelis e Betty Curtis al Festival di Sanremo del `59 “Nessuno ti giuro nessuno”. Non basta. Piero Umiliani lo chiama per incidere la colonna sonora di “Audace Colpo dei Soliti Ignoti”, ennesima perla del Neorealismo Italiano firmata Nanni Loy.

Ma Chet vuole vivere la sua vita sempre al limite e suonare la sua musica sempre da artista libero. Lo fa anche mentre si trova in cella, grazie al fatto che gli viene concesso di esercitarsi per qualche ora al giorno. La magia della sua musica porta la bellezza dentro e intorno a quelle mura di espiazione.

Quando dopo sedici mesi esce dal carcere il giovane e talentuoso Ennio Morricone, punta di diamante della RCA, cura gli arrangiamenti per il suo nuovo album “Chet is Back”. A Roma, a Milano e in Versilia ad ogni sua esibizione il pubblico va in visibilio. Soprattutto le donne che lo amano alla follia. Donne bellissime che per spirito innato di protezione materna cercano fin alla fine di salvarlo dal suo ineluttabile destino.

A suo modo anche Chet le ha amate. Ma il suo amore più grande, quello durato per tutta la sua vita è stato solo uno: quello per l´eroina.

La sua intera esistenza si può condensare nell´espressione: “Let´s Get Lost” che Bruce Weber ha magistralmente cristallizzato in uno struggente documentario in bianco e nero del 1988.

“Soft Journey” è un album cool jazz prodotto da Enrico Pieranunzi, registrato tra dicembre del 1979 e gennaio del 1980 per la Edi-Pan Records presso gli Emmequattro Studios di Roma.

Le sei tracce dell´album sono frutto della prima e proficua collaborazione artistica tra i due musicisti. Alla sua uscita è stato accolto con grande entusiasmo dal pubblico e interesse della critica, ma presto è diventato un disco di culto per collezionisti, molto difficile da reperire a causa del fallimento della casa discografica Edi-Pan (pensate che è stato ripubblicato solo nel 2008 dalla EGEA Records).

I turnisti affiancati a Chet sono: Maurizio Gianmarco al sax e i giovani e talentuosi Riccardo Del Fra al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria.

Pieranunzi, pianista di grande tecnica e capacità di affiatamento, ha scritto “Soft Journey” proprio pensando alla capacità di Baker di creare con la sua tromba una profonda emozione con le sue note lunghe e sommesse. I toni morbidi del sax soprano e quello vellutato del piano mettono in risalto questa atmosfera sospesa tra lirismo e leggera euforia. Pieranunzi ha dichiarato che questo disco e stato lo spartiacque della sua evoluzione artistica per il passaggio da: “un suono forte e veloce alla McCoy Tyner, molto modale, molto blues, irruento e con tante note” verso un suono che mette al centro “l´importanza narrativa della melodia”.

“Animali Diurni” (M. Giammarco) vede Baker nella doppia veste di player e cantante, con la sua inimitabile capacità di seguire la melodia con grande lirismo.

“Brown Can Dance” (E. Pieranunzi) classico blues culminante in un plateau Hard Bop conclude la facciata A.

Il lato B parte con il cavallo di battaglia di Chet: “My Funny Valentine” (L. Hart/R. Rodgers). A mio avviso la migliore esecuzione di questo pezzo sia per interpretazione emotiva, che per sintonia tra l´esecuzione vocale e la parte strumentale.

In “Nigth Bird” (E. Pieranunzi), un blues in tonalità minore, si percepisce immediatamente la passione di Baker per questo brano molto spesso presente nelle sue successive registrazioni.

Si chiude con “Fairy Flowers” scritta da Pieranunzi per commemorare la scomparsa di Mingus. Anche questo brano è di grande intensità emozionale per l´interplay tra il piano e la tromba.

Quest´estate ho voluto inseguire le orme di Chet fino ad Amsterdam. Dal davanzale di una finestra del Prins Hendrik Hotel, dove la notte del 13 maggio 1988 ha suonato il suo ultimo assolo di tromba, fino ai piedi della targa posta in sua memoria dove depongo un tulipano nero simbolo di amore eterno per la sua musica: “… Stay little Valentine stay …”.

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