La formazione assemblata da Chick Corea sotto il nome di Elektric Band a metà degli anni ottanta ha realizzato una decina di album dando origine a un seguito assai nutrito di fan in tutto il mondo. Già dal nome ero chiaro che Corea intendeva dare a questa formazione un'anima elettrica contrapponendovi quella acustica del trio Akoustic Band. Il minimo comun denominatore fra queste due band è costituito dal trio formato da Corea-Patitucci-Weckl accanto al quale si affiancano nell'Elektric Band la chitarra di Frank Gambale e il sax di Eric Marienthal. A questa formula assai collaudata dell'Elektric Band in alcuni casi Corea ha apportato alcune modifiche sostituendo alle chitarre di Gambale Carlos Rios, Scott Henderson e Mike Miller e alle ance di Marienthal Steve Wilson.

Il numero di album realizzati da Corea sotto l'egida del progetto Elektric Band è abbastanza alto e questo a mio avviso è un'ulteriore prova del fatto che Corea adori muoversi in contesti musicali cross-over e che possiamo identificare genericamente con il termine "Fusion". Una denominazione che nell'accezione attuale io identifichrei con il concetto di "contaminazione" musicale tra generi diversi che avviene sia a livello di sound che a livello stilistico. A livello di sound infatti, questo genere di musica è caratterizzato da una commistione fra le sonorità acustiche tipiche del jazz e una strumentazione di stampo rock (in cui sono presenti strumenti elettrici ed elettronici e comunque amplificati) laddove, a livello stilistico, linee tipicamente funk, rock e blues tendono a sostituirsi ai più tradizionali accompagnamenti jazz.

Le prime esperienze di Corea in questo ambito sono sicuramente derivate dalla sua militanza nei primi anni settanta alla corte di Miles Davis ai tempi di Bitches Brew, che avrebbero dato origine al primo gruppo fusion di Corea (i Return to Forever), per poi sfociare nel progetto dell'Elektric Band. Al momento della stesura della presente recensione l'ultima release dell'Elektric Band risale al 2004 con l'album "To The Stars", ma probabilmente la storia di questa formazione non si è ancora conclusa: staremo a vedere se Corea la farà di nuovo risorgere. In ogni caso ritengo che l'Elektric Band sia stato uno degli esempi migliori in assoluto del genere Fusion e mi piace dedicare la presente recensione all'album "Inside Out" che a mio avviso rappresenta, assieme a "Eye of the Beholder" la vetta di questa formazione: avrò modo forse altrove di soffermarmi sull'album "Eye of the Beholder", e sinceramente mi trovo in difficoltà a fare una graduatoria fra quest'ultimo e Inside Out perché li ritengo entrambi dei capolavori.

Adoro il sound che Corea è riuscito a creare in Inside Out: la fusione fra le tastiere, i synth e gli strumenti degli altri musicisti è semplicemente spettacolare. Le composizioni sono concepite in modo da lasciare più spazio di movimento possibile agli interventi di improvvisazione dei solisti che quasi sempre si producono in performance di altissimo livello tecnico e di grande gusto nell'impreziosire i "canovacci musicali" ideati da Corea. Patitucci e Weckl creano impalcature ritmiche impressionanti con strutture anche molto complesse, ma sempre molto musicali e godibilissime. Marienthal e Gambale ci appaiono come degli scalatori, dei veri e propri free climbers di queste strutture ritmiche alle quali di volta in volta si appendono e da cui alternativamente si separano per lanciarsi in voli alla ricerca di assoli da brivido. Il tutto è condotto dalla mano sapiente di Corea che riesce a modellare con suprema maestria la materia musicale creando una scultura musicale di grande impatto.

Caldamente consigliato a chi vuole scoprire il significato della parola Fusion.

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