Ecco un rarissimo esempio di recensione “Differenziale – Monosupporto – Eterozigote”: “Differenziale” perché parla di due opere ben distinte, “Monosupporto” perché sono riunite su uno stesso CD ed “Eterozigote” perché sono due opere di due diversi artisti!
Nel CD in oggetto troviamo riunite, infatti, due cose bellissime: il primo disco da titolare di Chick Corea “Tones for Joan’s bones” ed il primo disco da titolare di Miroslav Vitous “Mountain in the clouds” (già conosciuto come "Infinite search").
Entrambe opere prime spettacolari ed imprescindibili per chi ami il nuovo jazz, quello che ad un certo punto si distaccò, come un iceberg, dai canoni dell’hard be-bop dalla seconda metà dei sessanta per andare avanti con convinzione; magari sperimentando novità e senza una meta precisa, ma generando in itinere delle chicche come queste due.
In “Tones”, inciso nel 1968, troviamo Joe Farrell al sax e al flauto, Woody Shaw alla tromba e la sezione ritmica è composta da Chick al piano assieme a Steve Swallow al contrabbasso e Joe Chambers alla batteria. Quest’ultimo costituisce l’unico tenue filo con l’altro disco contenuto nel CD, in quanto nei brani 'Cerecka' ed 'Epilogue' Joe rimpiazzerà Jack De Johnette, che invece suona in tutti gli altri brani del disco di Miroslav: oltre a lui in “Mountain”, inciso nel 1972, abbiamo John Mc Laughlin alla chitarra, Herbie Hancock al piano Fender, Vitous al contrabbasso e Joe Henderson al sax tenore.
I brani: “Tones for Joan’s bones”
1) “Litha” contiene un quintetto solare ed aggressivo quanto basta per affrontare un tempo rilassato e calipseggiante che muta improvviso per evidenziare un caleidoscopio di idee e di tecnica. Fresco e godibilissimo per tutti i tredici minuti!
2) “This is new” (di Kurt Weill ed Ira Gershwin) è più swingante, rilassato ma il jazz moderno inizia da queste parti: si sente. Solo di contrabbasso di Swallow da gustare appieno. Della classe estrema mostrata dai tre nel resto tacciamo per non guastare la sorpresa dei volenterosi acquirenti.
3) “Tones for Joan’s bones” è eseguita in trio e qui Corea dimostra chiaramente che sta cercando di affrancarsi dai contemporanei modelli di riferimento pianistici che lo hanno forgiato, assieme ai classici, recependo appieno al tempo le nuove influenze di elaborazione modale della materia sonora, pur restando saldamente ritmico ed ancorato in maniera assoluta al tempo ed ai due ritmi prodigiosi. Sua caratteristica precipua e costante negli anni futuri.
4) “Straight up and down” è esageratamente bello ed arrangiato a beneficio dei due fiati per capriole e mostra di tecnica collettiva comunque mai fine a se stessa. In conclusione in questo disco c’è già tutto Chick; tre composizioni sue ed una cover spettacolari. E soprattutto c’è moltissima musica. Di qualità totale.
“Mountain in the clouds”
5) “Freedom jazz dance” è l’unico brano dell’opera non composto da Miroslav Vitous, arrivato fresco dal conservatorio di Praga ma ben deciso a scavarsi un ruolo nel giro Usa che conta. Questa esecuzione vi si ficcherà nel cervello e sarà la versione di riferimento contro cui confrontare tutte altre possibili che sentirete in seguito. (Chi ha avuto questo disco sorriderà ed annuirà col capo!) L’esposizione del tema è fatta in unisono tra sax e contrabbasso, mentre la base viene tenuta da piano elettrico e chitarra, mentre la batteria mantiene tempo e piatti per aria. I soli sono in ordine: contrabbasso, piano, chitarra e sax. Ripresa tema e fine. “Vale l’intero LP” come si diceva una volta.
6) “Mountain in the clouds” è un bel pezzo swingante giocato tra base di basso, solo di basso sovrainciso e batteria.
7) “Epilogue” rimanda in pieno alle cose che Herbie faceva all’epoca: stesse melodie, stessa capacità di supportare discretamente e di creare un certo clima inquietante e sospeso. Molto delicato.
8) “Cerecka” è un breve sketch quasi free di notevole effetto e la chitarra di Mc Laughlin si allena brevemente per poi dialogare con Henderson. Rubato ed effettistica la fanno da padrone.
9) “Infinite search” riporta ai climi sognanti ed alle note sostenute e soffuse elargite dal piano elettrico. Il contrabbasso di Vitous sta spesso sulle alte e solisteggia ‘antziquenot’: nota sua caratteristica che in seguito gli varrà la cacciata dai Weather Report. Troppa influenza classica nelle vene. Sound buono per un tipo di musica eterea e cerebrale, non per il funky. Eccellente brano. Impressionante similitudine col primo Perigeo.
10) “I will tell him on you” torna l’atmosfera libera e dinamica, a contrasto col pezzo appena finito, per un brano scritto in cui risalta di nuovo l’ esposizione del tema in unisono tra basso e sax.
Sviluppo sospeso ed atmosfera simile al Davis in bilico tra hard bop ed elettricità di Water babies. In sostanza, due capolavori in un solo package. La ragione per cui mi permetto di dare quattro stelle è solo per una sacrosanta ripicca a proposito di un vero e proprio sacrilegio. Letto dalle note di cover: “The song ‘When face gets pale’ from the Miroslav Vitous album does not appear on this CD due to time restrictions” !!! Se lo avessi saputo prima, giuro su Dio che non lo avrei comperato!!! Se qualcuno trovasse mai il brano in rete, per favore me lo spedisca che lenirà la mia frustrazione totale!!!
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