Sorprendente, questo è l'aggettivo che più di ogni altro caratterizza il nuovo lavoro della band composta da Sammy Hagar, Joe Satriani, Chad Smith e Michael Anthony. Chickenfoot III è infatti un album perfettamente riuscito, che suona da paura dall'inizio alla fine e che non presenta passi falsi.
Tutte le canzoni presenti in questo Chickenfoot III infatti hanno un ottimo tiro, ti fanno battere il piede dall'inizio alla fine e appena il cd è finito ti viene voglia di farlo ripartire. E quando le cose stanno così c'è davvero ben poco da aggiungere: it's only rock & roll but i like it!
Da un punto di vista prettamente musicale siamo di fronte a puro rock di matrice USA: suoni rotondi e pesanti, belle armonizzazioni, canzoni senza troppe sovrastrutture costruite con riff decisi e ritornelli che funzionano sempre. Protagonista assoluta la voce di Sammy Hagar che, proprio come il buon whiskey (ma lui preferisce la tequila), migliora anno dopo anno. Satriani dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio nel ruolo di guitar hero al servizio della band, intessendo una serie di ritmiche funzionali e mai banali che vanno ad alternarsi ad una serie di assolo da scuola del rock (molto bello anche il suono delle sue chitarre, sempre molto pieno e con sfumature liquide che esaltano le armonie e le urla di Hagar). La sezione ritmica dal canto suo non sbaglia un colpo e quindi ecco che tutto va inevitabilmente al posto giusto.
Con questo album il progetto Chickenfoot, nato come un semplice divertissement di quatro big della musica mondiale, dimostra di aver raggiunto la piena maturità artistica: ormai credo che si possa parlare a tutti gli effetti di una band vera e propria e non più di un semplice super-gruppo destinato a rilanciare carriere ammuffite.
Molto interessante infine notare come i Chickenfoot abbiano dimostrato un'attenzione altissima alla comunicazione 2.0 fin da subito, regalando ai fans podcast video e audio di ogni genere, con una presenza costante nei social network, offrendo nel loro sito una serie di spaccati quotidiani dallo studio e dal tour, curando nei mini dettagli anche i più piccoli particolari del digital booklet, o con idee come la confezione interamente in 3D con tanto di occhialini dell'ultimo cd. Il tutto fatto con un feeling e una voglia di divertirsi che è davvero difficile trovare in artisti di quest'età e di questo livello (la mente va inevitabilmente a gente come i Metallica, ormai ingrigiti businessman privi di idee). L'impressione infatti è che questi quattro ragazzotti si divertano come matti, probabilmente perché ormai sono nelle condizioni di fare quello che vogliono come vogliono: hanno creato intorno a loro una struttura agile e snella che gli permette di suonare in libertà e, a quanto pare c'hanno preso gusto.
Dopo tutto il rock non è altro che questo: quattro amici che imbracciano i loro strumenti e che si divertono a suonare, poco importa dove, come o per chi. I Chickenfoot sono qui a dimostrarcelo, se ma ce ne fosse bisogno.
Carico i commenti... con calma