I Children of Bodom sono tornati! e finalmente lo hanno fatto nel migliore dei modi, con un ottimo disco di Melodic Death in pieno stile Bodom, ovvero con influenze power, thrash e un pizzico di groove. Già proprio così un vero ritorno alle origini, dopo due album non molto ispirati e un po troppo lontani dallo stile che li ha resi famosi  ("Blooddrunk" e "Relentless Reckless Forever"). Il disco che mi appresto a recensire si chiama "Halo of Blood".

L'inizio del disco è affidato a "Waste of Skin" brano potentissimo, un Thrash-groove dalle tinte death davvero di impatto. Ed ecco che subito dopo ci troviamo catapultati nella title track, ed è davvero una dei pezzi forti del disco, una canzone che sembra essere uscita da "Something Wild", una autentica mazzata death metal, con un retrogusto black, sorretta da un blast beat velocissimo per quasi tutta la durata della canzone, stando alle ultime dichiarazioni di Alexi è la canzone più veloce che i COB hanno mai scritto. Il disco prosegue con canzoni ispiratissime quali "Scream for Silence", "Transfereance" (brano dotato di un inquietante melodia che si stampa fin da subito nella testa dell'ascoltatore) e "Bodom Blue Moon", altro brano in perfetto stile COB che alterna melo-death a riff di stampo thrash, il tutto condito da assoli di tastiera che si intrecciano con la chitarra di Laiho.

Si arriva a metà disco senza neanche accorgersene, e ci ritroviamo altri 5 brani davvero efficaci. La velocissima dalle tinte Thrash-Death "The Days Are Numbered", la lentissima "Dead Man's Hand on You" (la canzone più lenta scritta dai finlandesi) in cui per la prima volta sentiamo Laiho cantare in versione clean (con una certa somiglianza a Manson), "Damage Beyond Repair" nella quale la coppia di asce sfodera riff di stampo shred a profusione, arriviamo alla rockeggiante e thrashy "All Twisted", per poi concludere un disco solido e variegato con la bella "One Bottle and a Knee Deep" canzone piuttosto cupa caratterizzata da un refrain in pieno stile Bodom, da cantare a squarciagola.

Ci troviamo di fronte ad un ottimo disco, che regge benissimo il confronto con i primi tre della discografia dei bambini di Bodom. Tutta la band appare coesa ed ispirata come non lo era da tempo, finalmente si ritrovano i dialoghi purtroppo un po trascurati negli ultimi anni, "tastiera-chitarra" che tanto li avevano resi celebri. Alexi Laiho è tecnicamente sempre più mostruoso, ma in questo caso non fa sfoggio di mera tecnica fine a se stessa, finalmente è tutto funzionale alla musica.

Come già accennato, durante quasi tutto il disco sono avvertibili atmosfere black metal (stando alle dichiarazioni della band pare che Alexi in fase compositiva abbia ascoltato molta musica black metal, soprattutto i Marduk) in particolar modo in canzoni come, "Halo of Blood" "Scream for Silence", "Transfereance", e "The Days are Numbered". Anche la copertina del disco è dotata di una forte aura black metal. La produzione è ottima, potente e abbastanza cristallina come I Bodom ci hanno abituato, in grado di esaltare ogni singolo strumento e dar modo all'ascoltatore di apprezzare ogni singola nota.

Per concludere: ben tornati Children of Bodom! 


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