Con questo Artwork e questo Monicher sconosciuto, i Chinchilla, Ci offrono del power metal.

Ma come altre band tipo Symphorce, Brainstorm, Rage, vengono dalla germania e la loro musica si distacca dalle linee melodiche e danzerecce, proponendoci meglio una sorta di Heavy Metal sfrenato potente e veloce, molto valido tecnicamente e perchè no.... particolare.

Il carattere della "particolarità" è essenzialmente dato da tre fattori; primo tra tutti il loro nome: per il tipo di musica si sarebbero potuti benissimo chiamare "Nuclear Massacre" o "Destrucion Human" invece loro sono i Chinchilla, come quella razza scema di gatti persiani, o come quella tipologia di cricetini piccoli piccoli tremolanti e dormiglioni.
Ancora, il loro artwork; essendo catalogati come "Power Metal" avrebbero potuto disegnare qualche spada e qualche re con lo scettro su una montagna, invece no, perchè l'intero bootleg è dedicato al periodo gangster newyorkese. Infine la loro musica: nessuna nota di tastiera e Heavy Metal anni 80 particolarmente amplificato nella potenza compositiva, decisamente aggressivo nello sferrare riff e assoli, un genere che prende un secondo nome: Heavy Speed.

Sesto album realizzato per anticipare il tour di spalla ai Saxon; "Take No Prisoner" ha un impatto immediato sull'ascoltatore, e non si perde nemmeno un'attimo nell'esprimere lo stile roccioso e tagliente di queste dieci tracce. È un'heavy metal distruttivo, sfrenato, aggressivo, già nella canzone d'apertura, The Allmighty Power, dove è facile riconoscere una voce carica e rauca tipica da hard rocker. "Death Is the Grand Leveller" ha uno sfondo di batteria galoppante, ma le chitarre contrastano la velocità andando più lente e disegnando accordi cadenziati e atmosferici, con ottimi assoli malinconici sul finale, e parti accelerate.
Ovviamente come vuole la tradizione, la cattiveria musicale deve comporre ugualmente melodia, è anche il caso di "The Call" molto veloce a composta dall'alternarsi di pezzi melodici e scorrevoli ad altri di tecnica strumentale, con un particolare riguardo verso il basso. Di natura più classica è "The Ripper" dal ritmo travolgente e potente, con un cantato molto dinamico, mentre la title track "Take no prisoner" è particolarmente pesante e massiccia, dura e violenta.

Ecco quindi presentato il power metal che non si "auto-sputtana" già dalla partenza, utile a chi dal genere ne è uscito stanco; rimangono i ritmi veloci e guerrieri come nel caso di "Lost Control" ma scompaiono tutti i riferimenti della canzone canticchiabile. Si accentua una certa oscurità e si inseriscono contesti che accennano al thrash, ne è un esempio "Money Talks" con fantastici assoli informi. È carino e apprezzabile quindi il progetto, preso di per sè, ma per valutare il prodotto finale bisognerebbe analizzare canzone per canzone, e FORSE ci accorgeremo che tecnicamente non si vanno a posizionare (gerarchicamente) al di sopra delle band più famose e abituali, nell'ambito metallico.

Quello che conta, è che l'album non è conformista verso i canoni delle correnti più diffuse all'interno dell'estensione metal, anche se in certi momenti, un piccolo ancoraggio verso la classicità si accentua anche un pò tanto.

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