"JoJo left his home in Tucson Arizona for some California grass": Paul McCartney sosteneva in "Get Back" che JoJo era un uomo. Però poi diceva anche che la dolce Loretta Martin pensava di essere donna, ma in realtà era solo un altro uomo. E allora ci siamo: colei che lasciò la sua casa di Tucson, in Arizona, per un po' d'erba della California altri non era che Chris O'Dell, più nota come Miss O'Dell. Aveva vent'anni quando si trasferì a Los Angeles in cerca di fortuna, e lì, tramite un amico conobbe Derek Taylor, uno dei capi della Apple in viaggio d'affari. Taylor, vecchio amico e affabile uomo di fiducia dei Beatles, le disse: "Ma perché non vieni a Londra? Lì c'è la vita, è lì che accadono le cose oggi, è lì che ci sono i Beatles, la Apple, Carnaby Street e tutto ciò che vuoi!". Detto fatto. Chris, per racimolare quattrini, vende la sua collezione di dischi (tra cui, ironia della sorte, molti dei Beatles!) e vola a Londra con un trolley e 100 dollari in tasca. Siamo nel 1968, la Apple è stata da poco fondata con l'intento di promuovere nuovi talenti. I Beatles dovevano investire i propri lauti guadagni per evitare che le tasse ne ingoiassero la gran parte e perciò acquistarono un intero edificio a Savile Row, nel cuore di Londra, tra Regent Street e Piccadilly Circus, e fondarono la propria casa discografica. Chiunque poteva inviare demo e presentarsi per un provino. C'erano diversi settori, tra cui la Apple Film, la Apple Electronics e la Zapple che si occupava esclusivamente di musica d'avanguardia, mentre a Baker Street nacque la Apple Boutique, con le sue pregiate sete indiane. Insomma, un sogno hippy gestito da hippy per far felici gli hippy. Inutile dire che nel giro di pochi anni, tutto crollò alla maniera hippy. L'elegante boutique chiuse dopo essere stata saccheggiata quotidianamente, la Apple Electronics si rivelò un bluff orchestrato da un buontempone greco battezzato da Lennon Magic Alex che di magico aveva solo l'astuzia. Nei ripostigli di Savile Row si accumulò tanto di quel materiale, per lo più di scarso valore, che per ascoltare tutti i nastri ci sarebbero voluti cinque anni senza soluzione di continuità. Insomma, un altro sogno di quei folli anni andato in frantumi. Eppure vennero prodotti anche tanti dischi validi (Badfinger, James Taylor, Mary Hopkin, Elephant's Memory Band, Billy Preston, gli Hare Krishna Temple e Jackie Lomax, per i quali rimando ad altre recensioni. A proposito, Liam Gallagher sta per produrre un film sulla Apple tratto dal libro The Longest Cocktail Party di Richard DiLello, un altro tuttofare della Mela).

Torniamo alla splendida Miss O'Dell e a quando riesce a farsi assumere alla Apple come segretaria e fac-totum. Nella sua autobiografia, che ha il significativo sottotitolo "My hard days with the Beatles, the Rolling Stones, Bob Dylan, Eric Clapton and the women they loved", pubblicato per la Touchstone pochi mesi fa, ci racconta tutto. Basterebbero solo gli aneddoti e le fotografie a farne un documento imperdibile per gli appassionati. "Get Back" non è l'unica canzone collegata alla O'Dell. Nel 1973 George Harrison le dedicò la splendida, misconosciuta "Miss O'Dell", lato B di "Give Me Love", e Leon Russell, uno dei maggiori pianisti dell'epoca (con cui ebbe una storia), scrisse per lei la sua canzone più famosa "Pisces Apple Lady" (Chris era del segno dei Pesci).  E a proposito di storie: la signorina O'Dell ebbe relazioni "intime" con Ringo Starr, Mick Jagger, Bob Dylan e Eric Clapton, tra gli altri, oltre al già citato Russell, tutte ben documentate nel libro. Con Harrison non si sa, o per lo meno non viene detto apertamente. Il fatto è che Chris era diventata l'amica del cuore di Pattie Harrison (oltre che di Maureen Starkey e della moglie di Bill Wyman,) e le aveva giurato di non provarci mai col marito. E siccome quell'amicizia resiste ancora oggi, c'è il fondato sospetto che di proposito non si sia voluto raccontare qualcosa che forse accadde. Ma è certo che George la ospitò spesso a Friar Park, anche quando Pattie era già andata via. A proposito, la descrizione di Friar Park, l'incredibile regno di Harrison nei sobborghi di Londra, è spettacolare. Chris O'Dell era lì la sera in cui George dichiarò di avere una storia con la moglie di Ringo ("meglio tu che uno sconosciuto", fu la risposta "british" del batterista). E fu a seguito di ciò che iniziò la relazione tra lei e Ringo. Chris ci narra del periodo di convivenza con Eric Clapton, che forse è quello che esce peggio dal libro: ubriacone, violento, geloso, invidioso e rissoso. La fissa per la moglie di Harrison lo portò nel baratro dell'eroina, finchè non riuscì a convincere Pattie a vivere con lui ("me li sono tolti dalle palle tutti e due", il commento "british" di George). La O'Dell era seduta accanto a Yoko Ono durante il concerto dei Beatles sul tetto di Savile Row; era in sala quando venne incisa Hey Jude e Paul la chiamò "ordinandole" di unirsi al "na-nà-nananannà" finale perché aveva bisogno di più voci. Fu sempre lei a battere a macchina i testi per l'album All Things Must Pass e, ovviamente, c'era al Concerto per il Bangla Desh. E c'era anche quando alla Apple arrivarono gli infernali Hells Angels in sella alle Harley Davidson: era o no la casa degli hippy, dissero, e si piazzarono là con tutte le moto per due settimane, seminando il terrore negli uffici e nell'aristocratico quartiere del West End. Quando George accolse la numerosa comunità degli Hare Krishna riservando loro un'intera ala di Friar Park, accaddero tante cose bizzarre legate alle loro abitudini orientali: anche qui Chris ci narra episodi particolarmente esilaranti.

Ma quando alla Apple arrivò Allen Klein fu la fine di tutto, Beatles compresi. La O'Dell se ne andò per altri lidi, e se hai lavorato per i Beatles è facile trovare lavoro. Siamo a Crosby, Stills, Nash & Young, con i capricci dei primi tre contrapposti a Neil il solitario, per poi passare alla tranquillità di Carlos Santana. Ci voleva a questo punto una botta di vita: nel Tour mondiale del 1973 divenne tour-manager dei Rolling Stones e la compagnia ideale per Mick Jagger: "Sembrava che per contratto tutte dovevano andare a letto con Mick", dice candidamente. Anche Keith Richards l'adorava, ma per ben altri motivi, tanto che le fece il più grande dei complimenti: "Sai Chris, tu ti droghi come un uomo!". E finì sulla copertina di Exile On Main Street. Poi fu la volta di Bob Dylan, durante il Tour della Rolling Thunder Revue. Siamo nel 1976, e nemmeno l'enigmatico Zimmerman potè fare a  meno di cadere tra le sue braccia. Le vicende proseguono fino agli anni ottanta, tra un tour e un altro e fiumi di alcol e coca. Ci sono anche i Queen. Ci pensate: rinchiudersi nel ripostiglio delle scope con Freddie Mercury a sniffare coca e a sbellicarsi di risate? Poi, nel bel mezzo di un Tour con gli Echo & The Bunnymen, Chris decide di piantare tutto. Oggi è sposata, ha un figlio ed è tornata a Tucson dove dirige un centro per tossicodipendenti, lei che in materia è un'esperta. Andrebbero citati altri aneddoti, come quando deve a tutti i costi procurare l'armonica a Bob Dylan per il suo concerto all'Isola di Wight, oppure quando capita in un piccolo aereo privato nel movimentato volo di ritorno a Londra, solo lei, John e Yoko, i quali affrontarono le turbolenze cantando Hare Krishna per due ore. Ma lo spazio è tiranno e non posso far altro che consigliare di procurarvene una copia. Io l'ho trovata in un negozietto di Camden, a Londra, perché, quasi dimenticavo: purtroppo non è stato tradotto.

Groupie, hippy, avventuriera, musa ispiratrice o rapace consolatrice di rockstar? Boh! Forse tutto, e anche di più.

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