Terzo album solista per Stefano "Cisco" Bellotti (ex Modena City Ramblers), che prosegue il suo solingo cammino, iniziato con "La lunga notte". "Fuori i secondi" conferma la nuova filosofia musicale dell'artista, infatti, non stiamo più parlando del Cisco col pugno alzato che canta di storiche rivoluzioni e sgambetta sul palco elogiando le classi inferiori, ma di un uomo più pacato, intimista, che si atteggia da cantautore e guarda il mondo con gl'occhi di un triste poeta.

Una intro orchestrale seguita da un istantaneo solo di batteria e da un guizzante mandolino, introducono "La dolce vita" che nonostante il titolo zuccheroso ci rivela una visione negativa della società contemporanea, e che nei versi iniziali palesa una magra e dolorosa citazione al celebre film di Fellini. Il brano è intonato da un Cisco stanco, rassegnato, quasi depresso; anche se le ritmiche riescono a regalare qualche impulso di energia, che poi diventa una convinta dose di adrenalina quando un nuovo solo di batteria introduce "Golfo mistico", cavalcata country dal testo ironico e vagamente polemico.In "Lunatico", i toni si fanno più mesti. Una ballata introdotta da un solo di pianoforte e da un dolce carillon, al quale si aggiungono poi i violini, nella seconda strofa. Il testo narra di una luna che si cela dall'umanità perché stufa d'essere la perenne testimone di un mondo sgradevole. Un testo che infonde infelicità, ma anche qualche piccolo pertugio di speranza, quando l'autore rivela che ha iniziato a cercare per convincere la luna a ritornare.

I ritmi si tingono di folk in "I tempi siamo noi" e "Credo", pezzi che ritraggono un Cisco che crede ancora nel progresso e nel miglioramento della società umana. Frasi come "I tempi siamo noi, inventiamo altri tempi" e "Io credo in quell'uomo qualunque/ che in un giorno qualunque/ prende il libro e si volta pagina" sono lampanti esempi del messaggio lanciato da queste canzoni. I miraggi emersi in questa parte dell'album diventano una parentesi di assoluta serenità nella favola "Una terra di latte e miele", una dolce ballata che inizia con un incantevole duetto tra pianoforte e xilofono. C'è spazio anche per un momento goliardico: "Il gigante" è un pezzo d'irresistibile swing che elogia la cultura e gl'infiniti meandri della conoscienza. "Gente sono un gigante e mi piace mangiare e bere/ Mi piace imparare, leggere e ascoltare/ Se anche fossi stato ancora più gigante/ Non riuscirei a imparare tutto quello che vorrei". Abbiamo anche due malinconici omaggi: "Augusto" (Daolio, ex cantante dei Nomadi) e "Ligabue" (Antonio, il celebre pittore). Ambedue i pezzi trasmettono forti emozioni all'ascoltatore di turno. In "Dorando" è citato Pietri, nel celebre episodio della maratona di Londra del 1908, quando l'atleta fu squalificato dopo aver tagliato il traguardo sorretto dai giudici di gara. Brano dal sapore country, cantato in dialetto modenese. Spazio anche per "Gagarin", in una lode dai toni soffusi e sperimentali. L'atmosfera notturna del pezzo più la voce ottenebrata di Bellotti, rendono davvero l'idea di quello che dovrebbe aver provato il cosmonauta quando circumnavigò il nostro pianeta.

L'ultima si chiama "Emilia" che, dal punto di vista lirico, sembra un rifacimento della celebre "Bologna" di Guccini, con la sola differenza che, nello scrivere questo biasimante brano, Bellotti ha semplicemente deciso di "allargare i confini". La musica propone un rammaricato valzer, come nostalgico simbolo di un mondo che non c'è più. La frase "hai svenduto una storia gloriosa per l'ennesimo centro commerciale", è solo una delle numerose critiche uscite da un disco che, in più di un punto, denuncia una modernità sempre più rammolita, che tende a screditare la tradizione e la cultura.

"Di secoli e secoli, di storia non vi è memoria

un piccolo presente li nasconde, la spazzatura incombe

in un paese che ha scordato la bellezza, cosa ci resta?

Un reality per fare successo. Povera patria! Povero me

stesso!"


Federico "Dragonstar" Passarella




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