Confesso che ho baglionato, per mia colpa, mia colpa, mia massima colpa.

Ma non ora....non adesso che il botulinissimo e argenteo Claudio ha sbudinato tanto col corpo (era ora, ragazzo mio: eri troppo bello per la tua età) quanto con gli inutili barocchismi musicali tipici di un certo scollinamento intellettuale.

Ormai son giunto a una conclusione: dopo una certa età votarsi al minimalismo è tipico dei saggi, mentre cadere in folli barocchismi orchestralcorali è frutto del più deteriore egocentrismo berluscomico.

E Baglioni, da un po' di anni in qua, appena può svacca. E qui ha svaccato alla grande.

C'ho provato, per carità, ma l'unica cosa che ne ho ricavato è un interrogativo grosso come una casa: come facevo ad emozionarmi con "La vita è adesso" o con "Oltre"?

Teorie possibili: ero giovane (la più quotata), ero cretino (quotatissima), dovevo pucciare il biscottino (teoria quotaterrima).

Fatto sta che oggi anche la singola traccia di questo doppio esorbitante mi sembra insostenibile.

Questo per parlar di musica e voce. Ma è sul buonismo dell'operazione che mi vorrei soffermare un attimo, per tastare il terreno della mia probabile e crescente intolleranza senile, oppure della giusta (spero) insopportazione per il deteriore buonismo da trionfo della pacca italica sull'italica spalla.

In quest'operazione, probabilmente per onorare (non senza ragione) il divo Claudio e la sua storia, si son ritrovati tutti, ma tutti tutti nel senso di tutti. Sono 70 gli ospiti di casa. Senza alcuna distinzione di stile, qualità, grandezza del passato e dell'opera. Senza nessuna distinzione, secondo quello schema di deterior comunismo borghese che ormai caratterizza il nostro paese da troppo tempo, dove tutti hanno diritto di fare e dire tutto, dove la patente di guida (per dirne una...) è un diritto di tutti e non di chi sa guidare.

Ormai la malattia è talmente grave che più nessuno se ne accorge.

Cioè, è naturale che Baglioni abbia invitato tutti, da Mina a Giusi Ferreri, da Battiato a Titty Iron, da Dalla a Bocelli, ecc..., così com'è naturale che tutti ci siano stati. È l'Italia, amici miei, volemose bene, pacca sulla spalla, tutto il mondo è paese, tutte le epoche uguali e soprattutto uguali siamo tutti noi, tutti voi, tutto il mondo è capace uguale, paraculo uguale, bravo, tecnico, sensibile, dotato, uguale.

E perché? Si può provare ancora a dire che non è così (anche perché NON è così!).

Si può provare a dire che non è mai stato così né per la religione (ricordate la parabola dei talenti) né per l'ideologia (leggetevi Marx, non dice e non direbbe mai questo, benché di belinate ne dica...)?

Ma soprattutto si può ancora dire che non è così per la realtà?

No: qui la parola d'ordine è: siamo tutti amici. Sempre. Comunque.

Salvo poi abitare un povero paese dove egoismo e cattiveria si tagliano col coltello, e la capacità ed il genio son sempre più rari e, quelle poche volte che ci sono, esportabili.

Il dubbio è: in questo baraccone come si sarebbero comportati quelli che non ci son più?

Faber non so...lascio a voi le ipotesi (mi fanno troppo soffrire...).

Del "no grazie" dell'amato Lucio Battisti siamo certi. E ciò un po' -solo un po'...- ci consola.

 

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