Tra il 1997 ed il 1998, a cavallo tra: "Amore Tossico" e: "Non essere cattivo" Claudio Caligari, firma il suo secondo film, il misconosciuto: "L’odore della notte", liberamente ispirato al romanzo: "Le notti dell’arancia meccanica" di Dido Sacchettoni.

Ambientato a Roma tra il 1979 ed il 1984, "L’odore della notte" vede come protagonista Remo Guerra (Valerio Mastandrea).

Remo Guerra è un poliziotto di giorno, rapinatore di notte.

Nelle sue scorribande notturne, invero piuttosto violente, si avvale della collaborazione di Maurizio (Marco Giallini) e Roberto (Giorgio Tirabassi).

Maurizio è un farfallone interessato solo ai soldi e alle belle donne, va e viene, su di lui non ci può contare più di tanto.

Roberto è più fidato ma presto, sebbene tenga famiglia ed abbia davvero bisogno di soldi, abbandonerà la banda, incapace di sostenere la pressione di tanta violenza senza fare i conti con la propria coscienza.

Il Guerra ricorrerà dunque a il Rozzo (Emanuel Bevilacqua), un brutale picchiatore senza scrupolo alcuno. L’escalation di violenza sarà impressionante.

Non è semplice decifrare il cinema di Caligari, intanto perché ha fatto solo tre lungometraggi nell’arco di 30 anni di carriera e poi perché non somiglia praticamente a niente altro se non a se stesso. Questo è un merito sincero che mi sento di attribuirgli. Caligari non è derivativo, non ricorre a particolari clichè o stereotipi, non fa lezioncine o morali gratuite ma espone i fatti con crudo realismo, amara ironia, con una particolare vena grottesca. Un altro elemento comune di certo cinema di genere, tipicamente italiano, è una massiccia presenza di sentimenti, intesi come sentimenti di bontà, di accoramento, de còre grosso, per dirla in romanesco, penso ad esempio ai film del neorealismo di De Sica e Pasolini "Ladri di biciclette", "Mamma Roma" e così via. Elementi sempre elargiti in dosi massicce in certi contesti sociali, enunciati come attenuanti, ovvero, atti quasi a giustificare certi comportamenti che conducono alla via del crimine ad esempio.

Ebbene ne "l’odore della notte" non v’è nulla di tutto ciò.

Il film si apre subito con la sequenza di una rapina notturna. Abbiamo detto che siamo alla fine degli anni 70. È l’epoca delle donne impellicciate e degli uomini col Rolex che a tarda sera rincasano dopo un teatro, un ristorante. Il Guerra, sceglie bene le sue vittime e, al momento giusto colpisce. Qualcosa per me! intima ai malcapitati, pistola in mano e in pochi secondi giù botte. Pugni in faccia, anche alle donne, testate sul cofano della macchina sempre sotto la costante minaccia della canna di una pistola carica.

Le vittime sono perlopiù inermi, quasi assenti, più che rapine sembrano espropri. Anche la violenza con cui i rapinatori spogliano i passanti dei loro averi sembra quasi suggerirci che gli è dovuto, perché i ricchi hanno troppo e noi niente “qualcosa per me”.

Il film è molto interessante e risulta visivamente assai godibile soprattutto per via di una tecnica registica variegata e sopraffina. Si va dallo split-screen ai fermo immagine, dai piani-sequenza a inquadrature dall’alto o dal basso. Abbiamo poi diverse scene memorabili, su tutte la rapina in casa dell’amante di Little Tony, oppure Remo che, pistola in pugno, solo in casa guarda la Tv, c’è Heather Parisi che canta Cicale e lui le punta la pistola contro (lo schermo ovviamente). È senza dubbio un film denso, ricco di dettagli, il tipico film da rivedere più volte per coglierlo nella sua pienezza.

Qualche curiosità. Caligari non sceglieva stunt-man ma comparse. Pretendeva però realismo e quindi durante le rapine e le botte ogni tanto qualcuno si faceva anche male. In pausa caffè poi i vari Mastandrea, Tirabassi eccetera si scusavano con le comparse. Aho scusa pe prima eh? T’ho fatto male? Lo stesso Mastandrea al primo ciak (una scena d’azione violenta) cadde per terra e gli uscì fuori la spalla che venne rimessa a posto da un operaio della troupe. Il protagonista doveva poi essere Giallini ma Caligari all’ultimo momento cambiò idea ed invertì i ruoli aggiungendo anzi un terzo elemento, Tirabassi. 15 anni dopo, in Non essere cattivo farà la stessa cosa, invertirà i ruoli di Borghi e Marinelli.

Pare che Caligari fece solo tre film perché lassù in alto, non lo fecero lavorare. Le sue sceneggiature venivano sistematicamente cassate perchè pare fossero piuttosto "scomode", non conosco i dettagli parlo per sentito dire ma è piuttosto verosimile (me l’ha detto Valerio Mastandrea).

Comunque questo film alla fine ci dice che il più forte vince sempre.

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