Qualcuno su questo sito vi ha raccontato che William Munny in "Gli Spietati" è un uomo cattivo, un gran bastardo, un figlio di puttana. Balle, perché Munny /Clint è un saggio vecchio che anela la pace quando invece per mezzora è costretto a ritornare malvagio come quando era giovane.         

  Eccolo qui invece il vero figlio di puttana Eastwood, nel 1973 alla sua prima direzione di un western. E' da poco iniziato il film e lui trotta all'ingresso di una cittadina, si siede dal barbiere e fa fuori tre tipacci che gli danno fastidio, esce in strada e trascina una donna nel fienile per stuprarla, rialzandosi ancora con la patta dei pantaloni da abbottonare. E' uno straniero senza nome che pare sorto dal nulla tra i vapori della terra che ne storpiano la silhouette mentre avanza a cavallo verso la cittadina di Lago. Mette paura e questa è evidente nei primi piani degli occhi della gente che accompagnano il suo incedere attraverso la main street. Incute terrore perfino a questi paesani che pure nascondono una terribile colpa, quella di aver fatto ammazzare da tre sicari a colpi di frusta il giovane sceriffo John Duncan che aveva fatto l'errore di scoprire che la miniera attigua al paese è invece di proprietà dello Stato. Dopo un anno di galera i tre brutti ceffi sono diretti verso Lago per riscuotere i soldi e prendersi la vendetta verso gli ingrati cittadini. E chi può fronteggiarli se non lo straniero che pare uscito dall'inferno? A lui è promesso credito illimitato e la possibilità di poter fare tutto quello che vuole, e ne approfitta promovendo a sindaco e sceriffo nonché suo aiutante il nano del paese, facendo sloggiare tutti gli ospiti dell'albergo per stare più comodo, scopandosi le mogli dei "timorati" paesani, facendo dipingere tutte le case e la chiesa di rosso, cambiando il nome delle cittadina sul cartello all'ingresso del paese in Hell, inferno.

 E' difficile provare simpatia o identificarsi in un antieroe del genere, qui non c'è compassione come quella che abbiamo provato per William Munny, lo straniero addestra i cittadini a sparare per fronteggiare i malviventi in arrivo ma poi li piazza su quegli edifici colorati di rosso proprio per farli meglio centrare dalle pallottole. Possiamo capire il perché di tutto questo sadismo gratuito solo quando affronterà, in una notte apocalittica tra le fiamme dell'intero paese che brucia, i tre sicari lanciando loro una frusta che spiega mille e nessuna cosa.

 E' un Eastwood estremamente lucido che si muove in un genere che lo ha reso famoso come attore e per questo ringrazia Sergio Leone e Don Siegel piazzandone il nome sulle lapidi nel cimitero del paese! Fa costruire in tre dimensioni questo paesino di legno lindo e pinto sulle sponde di un lago californiano per inzozzarlo e poi distruggerlo con il fuoco purificatore. Mette a frutto gli insegnamenti del maestro italiano con i primi piani che insistono sugli sguardi ma ne sveltisce la tensione sulle orme di quello americano che lo aveva diretto nei western metropolitani.

 E' un Eastwood alla massima potenza: simbolico come Jodorowsky di "El Topo" (il nano/freak al potere e le case rosse come l'inferno), violento anche più del Leone di "Per un pugno di dollari" (lo stupro alla donna, l'orecchio mozzato, il ramo conficcato in gola), cinico allo stesso modo del   Siegel di "Dirty Harry" e "Cogan's Bluff" (la violenza per affermare la giustizia).

 Ad un certo punto la moglie dell'albergatore trascinata sul letto dice: "Sapevo che non avevi cuore ma non credevo che saresti arrivato a questo!" ...e  Clint risponde: "E non hai ancora visto tutto!".

 Beh, nel 1973 nemmeno noi...oggi Eastwood è tra i massimi registi statunitensi, l'avreste mai creduto?

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