"Chi more pe' mme" fu uno dei casi musicali del 2005. L'intera stampa specializzata (Rolling Stones, Rumore, Xl...) non restò indifferente di fronte alla pregevole fattura del prodotto, hip-hop italiano cantanto non nella lingua di Dante, bensì in quella di Totò, in un momento in cui il genere sembrava moribondo. Era anche l'anno degli avvenimenti che ispirarono Gomorra, best sellers di Roberto Saviano.
Oggi 2009, esce "Vita bona", il loro nuovo lavoro targato come sempre Poesia Cruda Dischi con distribuzione Universal. Antonio Riccardi (Ntò) e Luca Prudente (O'Luchè) tornano a raccontare la realtà amara dei nostri tempi con le loro rime affilate.
Napoli umiliata e perdente, neomelodici, camorra e politica bagorda. "Vita bona" è un manifesto, un esplicito manifesto autoreferenziale. Le basi sono potenti e costruite magistralmente, il giovane produttore Guido Parisi conferma le sue doti mentre O'Luchè comincia a far intravedere le sue. Infine le collaborazioni: Fuossera (nell'ottima "Nun saje nient ‘e me"), Monsi du 6, l'indimenticabile voce degli Almamegretta Raiz, Marracash, El Koyote e Akhenaton degli IAM (quest'ultimo collabora in "Rispettiva ammirazione", uno dei momenti più alti del disco).
"Vita bona", "questa è la strada che chiama".
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